Almaviva, Palermo non si arRende: ripartono le proteste Via ai trasferimenti, appello ai lavoratori: «Restiamo uniti»

Il via ai trasferimenti a Rende previsto dall’8 novembre per i 398 dipendenti Almaviva legati alla commessa Enel ha fatto scattare la protesta che non si ferma e si riorganizza anche nei giorni rossi del calendario. La comunicazione da parte dell’azienda è arrivata «nel tardo pomeriggio di ieri ma non ci ha colto impreparati: da anni la società si riserva questo tipo di comunicazioni nei prefestivi», spiega Saverio Todaro, Rsu Uilcom Commessa Enel. Il dieci novembre è previsto uno sciopero nazionale ma già da domani i rappresentanti di categoria torneranno attivi e «in modo unitario decideremo le iniziative da intraprendere». 

I lavoratori intanto in modo spontaneo hanno organizzato una manifestazione per domenica 6 novembre alle dieci a piazza Politeama: Palermo non si arRende. Trasferimenti uguale licenziamenti. Una iniziativa che tenta di rilanciare la contrattazione dopo il fallimento della trattativa che ha fatto registrare il 27 ottobre il no alla proposta dell’azienda subentrante, l‘Exprivia, che prevedeva il terzo livello per tutti i dipendenti coinvolti e la cancellazione degli scatti di anzianità. «Palermo, Napoli, Roma insieme per difendere il diritto al lavoro!», dicono gli organizzatori della protesta mentre si preparano a lanciare un nuovo tweet bomb che ha come obiettivi il ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda e il vice ministro Teresa Bellanova.

Anche in questa occasione i rappresentanti di categoria non faranno mancare il loro appoggio: «La manifestazione  – continua Todaro – è organizzata da movimenti spontanei dei lavoratori e noi li sosterremo e appoggeremo in qualsiasi iniziativa, lecita, autorizzata e civile, come hanno dimostrato di poter portare avanti i lavoratori Almaviva fino a oggi». Ma adesso i sindacati cercano di capire come far proseguire la protesta: «Quello che ci preoccupa di più è ricercare l’unità dei lavoratori. Il fatto che ci si concentri soltanto su quelli di Enel, che che sono in una sede dislocata rispetto alla totalità degli altri dipendenti, con una sola commessa, al momento in seria difficoltà, ci crea problemi. Se a Roma e Napoli si procede tutti insieme contro la chiusura, a Palermo si ragiona su questioni sensibilmente diverse anche se non di minore importanza rispetto a quelle degli altri due centri perché qui si tratta di licenziamenti indotti». 

In questo senso, riferisce ancora Todaro, «Stiamo sollecitando in vista dello sciopero nazionale tutti i territori che in questo momento non stanno vivendo le stesse difficoltà, come Catania, Rende e Milano a scendere in piazza anche più numerosi di noi». A Roma si è interrotta una trattativa con Exprivia nella quale i sindacati cercavano di «recuperare la parte del contratto che riguarda le garanzie – sottolinea Todaro – che forse ci interessa anche di più dell’aspetto economico, soprattutto in merito all’articolo 18. Temiamo che dopo un po’ di tempo Exprivia possa porre dei traguardi che se non dovessero essere raggiunti potrebbero determinare l’esclusione di parte della forza lavoro. Dai licenziamenti collettivi non ci difende nessuno ma dopo 15 anni di attività lavorativa continuata vogliamo evitare a tutti i costi il licenziamento del singolo lavoratore». I sindacati auspicano l’avvio di un nuovo tavolo entro il tre o il quattro di novembre ma «senza articolo 18 non firmeremo nulla  – conclude Todaro  – perché significherebbe avviare la distruzione del comparto delle telecomunicazioni in outsourcing. Nell’arco di due anni questi lavoratori andrebbero incontro a riduzioni di tipo economico o delle garanzie per il futuro».

E nel pomeriggio è arrivato l’appello del sindaco Leoluca Orlando e dell’assessora alle Attività produttive Giovanna Marano: «Almaviva sospenda i trasferimenti per evitare ulteriori drammatizzazioni della situazione di Palermo e aspetti le risultanze del tavolo Ministeriale aperto presso il Mise. Mentre si tratta non servono atti unilaterali che rischiano di compromettere il buon esito della trattativa in corso».


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