Almaviva, 1670 i licenziamenti a Palermo L’azienda ufficializza procedure mobilità

È cominciata da pochi minuti la riunione fissata per oggi nella sede di Almaviva, in via Cordova, a Palermo, con tutte le sigle sindacali. L’azienda ha consegnato le procedure di mobilità per 1670 lavoratori nel capoluogo siciliano. I tagli riguarderebbero non solo la Sicilia – dove lavorano all’incirca 5mila operatori solo a Palermo, 7mila in tutta l’Isola – ma anche Roma (920) e Napoli (400). Al momento l’incontro è ancora in corso e il clima in azienda è molto teso. Diversi lavoratori si sono raccolti all’ingresso di via Cordova mentre sul posto è presente anche alcune camionetta della polizia. Fissato la scorsa settimana, l’oggetto dell’incontro – presenti Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl – è rimasto segreto fino a oggi, anche se l’ipotesi dei licenziamenti era da più parti filtrata dopo la decisione dei vertici del colosso dei call center di disdire l’affitto della storica sede in via Marcellini, nella zona di corso Calatafimi

L’altra sede, nella zona di via Libertà, infatti, non potrebbe accoglierli tutti. Ulteriore conferma indiretta alla notizia del trasferimento della sede legale da Palermo a Roma. Tutti segnali che secondo i sindacati indicano chiaramente la volontà di «abbandonare la Sicilia». Non è un caso se al tavolo permanente istituito al Mise, a Roma, che ha messo insieme Comune, Regione e sindacati, l’azienda non si è mai fatta vedere. Fra le ipotesi al vaglio del tavolo romano, c’è anche la proroga dei contratti di solidarietà per il 2016 e la cig per il 2017: le singole vertenze verranno affrontate con tavoli di confronto su ogni questione. Per Almaviva Palermo il prossimo incontro è fissato per il 18 aprile. Con la consegna delle procedure di mobilità parte il count down: ora i sindacati hanno 75 giorni di tempo per trovare un’intesa con l’azienda. A partire dai primi giorni di giugno, potrebbero così partire le prime lettere di licenziamento. 

Il piano di ristrutturazione presentato oggi dall’azienda prevede una riduzione del personale per un massimo di 2.990 persone e coinvolge il 6 per cento del personale attualmente in forza al Gruppo a livello globale (50 mila persone, in sette Paesi). Alla base della dichiarazione di esubero, l’azienda ha illustrato i numeri relativi al margine diretto di produzione (ricavi meno il costo del lavoro), rapporto che per Palermo certifica un dato del 9,6 per cento a fronte di un obiettivo minimo utile a tenere in equilibrio costi e ricavi pari almeno al 21 per cento. Secondo l’azienda, questi sono gli effetti dei processi di delocalizzazione delle gare al massimo ribasso e delle assenze di regole utili al settore dell’outsourcing nelle telecomunicazioni. In segno di protesta, i sindacati hanno indetto per domani lo sciopero davanti Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza. 

 «Chiediamo al governo nazionale di convocare subito un tavolo nazionale di crisi che riguarda gli esuberi a Palermo, a Roma e a Napoli. Vogliamo che la vicenda palermitana diventi una vicenda nazionale». Così il sindaco, Leoluca Orlando, parlando della vertenza dei lavoratori del gruppo Almaviva, definendola una crisi di sistema. «Su 80 mila addetti del settore dei call center in Italia circa 10 mila sono in Sicilia e quasi 8 mila a Palermo». 


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