Almaviva, 150 esuberi al centro di Catania Cgil: «Nessuno a casa, meno ore per tutti»

Scongiurato il pericolo di chiusura, i 2mila lavoratori del call center Almaviva di Misterbianco non possono ancora stare tranquilli. Circa un mese fa, dopo serrate trattative al tavolo nazionale, il committente Vodafone ha accettato di dividere la diminuzione delle chiamate con il centro di Napoli. Una boccata di ossigeno per i dipendenti catanesi, viste le premesse. La multinazionale della telefonia prevedeva inizialmente di dimezzare il traffico telefonico del call center di Misterbianco, passando da 1milione e 200mila a 550mila minuti. «Abbiamo perso il 30-40 per cento di telefonate, ma è stato scongiurato il rischio di chiusura e nessun lavoratore è stato mandato a casa», spiega Natale Falà, responsabile sindacale della Slc Cgil Catania.

Lo scorso 19 aprile, si è svolto il coordinamento nazionale degli Rsu Almaviva durante il quale l’azienda ha annunciato un piano di riorganizzazione che prevede 2.200 esuberi in tutta Italia, il 20 per cento del totale, distribuiti in maniera non omogenea su tutto il territorio nazionale. Di questi, 74 riguarderebbero il centro di Misterbianco. «Ma in realtà si tratta di 150, perché scatta un esubero ogni otto ore, mentre a Catania la stragrande maggioranza dei dipendenti lavora quattro ore al giorno», puntualizza Falà. Un passo avanti se si pensa ai numeri che venivano fatti appena un mese fa, quando si parlava di 200 lavoratori coinvolti.

L’azienda dovrebbe ricorrere ai contratti di solidarietà. «Nessun licenziamento, ma una riduzione dell’orario del 15 per cento spalmata su tutti i dipendenti», aggiunge il responabile Slc Cgil. Una percentuale della retribuzione persa verrebbe garantita dallo Stato. «La situazione è in itinere, non c’è nulla di definitivo», conclude Falà. Il 2 maggio prossimo incontro a Roma.


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Un mese fa è stato scongiurato il rischio chiusura del centro di Misterbianco a causa della diminuzione delle telefonate del committente Vodafone. Adesso l'azienda annuncia un piano di esuberi a livello nazionale che coinvolge anche i lavoratori catanesi. Non sarebbero previsti licenziamenti, ma una riduzione del 15 per cento delle ore lavorative. «La situazione è in itinere, non c'è nulla di definitivo», spiega Natale Falà, della Cgil. Il 2 maggio nuovo incontro a Roma

Un mese fa è stato scongiurato il rischio chiusura del centro di Misterbianco a causa della diminuzione delle telefonate del committente Vodafone. Adesso l'azienda annuncia un piano di esuberi a livello nazionale che coinvolge anche i lavoratori catanesi. Non sarebbero previsti licenziamenti, ma una riduzione del 15 per cento delle ore lavorative. «La situazione è in itinere, non c'è nulla di definitivo», spiega Natale Falà, della Cgil. Il 2 maggio nuovo incontro a Roma

Un mese fa è stato scongiurato il rischio chiusura del centro di Misterbianco a causa della diminuzione delle telefonate del committente Vodafone. Adesso l'azienda annuncia un piano di esuberi a livello nazionale che coinvolge anche i lavoratori catanesi. Non sarebbero previsti licenziamenti, ma una riduzione del 15 per cento delle ore lavorative. «La situazione è in itinere, non c'è nulla di definitivo», spiega Natale Falà, della Cgil. Il 2 maggio nuovo incontro a Roma

Un mese fa è stato scongiurato il rischio chiusura del centro di Misterbianco a causa della diminuzione delle telefonate del committente Vodafone. Adesso l'azienda annuncia un piano di esuberi a livello nazionale che coinvolge anche i lavoratori catanesi. Non sarebbero previsti licenziamenti, ma una riduzione del 15 per cento delle ore lavorative. «La situazione è in itinere, non c'è nulla di definitivo», spiega Natale Falà, della Cgil. Il 2 maggio nuovo incontro a Roma

Un mese fa è stato scongiurato il rischio chiusura del centro di Misterbianco a causa della diminuzione delle telefonate del committente Vodafone. Adesso l'azienda annuncia un piano di esuberi a livello nazionale che coinvolge anche i lavoratori catanesi. Non sarebbero previsti licenziamenti, ma una riduzione del 15 per cento delle ore lavorative. «La situazione è in itinere, non c'è nulla di definitivo», spiega Natale Falà, della Cgil. Il 2 maggio nuovo incontro a Roma

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