«Una frase decontestualizzata» ha creato un incidente diplomatico tra il vicesindaco di Mistretta Vincenzo Oieni e il presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci. Almeno così il braccio destro del primo cittadino Liborio Porracciolo ha spiegato cosa ha scatenato la dura presa di pozione di Antoci.
Con ordine: lo scorso lunedì, nell’aula consiliare di Nicosia – durante un dibattito pubblico alla presenza di Edy Bandiera, neo assessore all’Agricoltura, di sindaci, assessori e consiglieri comunali di oltre 30 comuni dei Nebrodi e delle Madonie – Oieni dice: «Ci sono allevatori che stanno subendo dei danni per colpa di questo benedetto, maledetto protocollo Antoci… Non c’è bisogno dei Cacciatori dei Nebrodi perennemente nelle nostre aziende perché, all’indomani del ritrovamento di un coltellino, escono titoli sui giornali».
Un’affermazione alla quale Antoci ha prontamente risposto: «Rimango sorpreso ed indignato dall’atteggiamento di un amministratore pubblico, che da vice va a rappresentare il proprio sindaco, ponendo in maniera astiosa la tematica contro un processo di legalità che ha liberato e continua a liberare, in Sicilia e nel resto del Paese, gli agricoltori onesti dalle pressioni della criminalità. È grave, inaudito ed inaccettabile che proprio un amministratore, il cui Comune ha sottoscritto il Protocollo di Legalità, possa considerare “maledetto” lo stesso, come maledetta è stata la notte in cui, per gli effetti di tale Protocollo, sia io che gli uomini della polizia di Stato, abbiamo subito un attentato mafioso, tra i più efferati della storia della Sicilia».
Antoci definisce quindi «sconsiderato» l’intervento del vicesindaco della città di Mistretta il quale, «invece di dare valore alla presenza del reparto Cacciatori di Sicilia del carabinieri nel nostro territorio, considera gli stessi come coloro che trovando un coltellino lo utilizzano per fare titoloni sui giornali». Ringrazia quindi l’Arma per la scelta d’istituire un reparto che da serenità e sicurezza ad agricoltori ed allevatori, «i quali prima non potevano uscire dalle loro terre e dalle loro aziende agricole per paura che gli venisse rubato tutto, mentre adesso sono liberi di vivere una vita normale perché la paura adesso ce l’hanno i criminali». Il presidente del parco dei Nebrodi va quindi dritto per la sua strada e avverte che «di quanto accaduto e detto nell’aula del consiglio comunale di Nicosia, in queste ore, sono stati interessati gli organi competenti per le valutazioni e gli approfondimenti del caso. Appare chiaro che questa vicenda imbarazzante non ha fatto nient’altro se non turbare serenità e rapporti istituzionali – conclude -. Sono certo che il sindaco di Mistretta saprà valutare e mettere in atto tutte le decisioni conseguenti, sgomberando il campo dall’imbarazzo istituzionale che investe sia lui che la sua comunità alla quale per vicinanza e radici sono molto legato».
La replica del vice sindaco di Mistretta non si è fatta attendere. «La mia storia personale e familiare è stata sempre dalla parte della legalità e della lotta alla mafia e al malaffare. Il senso voleva essere il seguente: molti allevatori lamentano notevoli ritardi nel ricevere i contributi Agea, con rischio di fallimento per le loro aziende. Estrapolare una frase, possibilmente mal espressa, avulsa dal contesto in cui è stata espressa, ha fatto interpretare il mio intervento in maniera diametralmente opposta da quello che voleva essere». Oieni si giustifica addebitando alla concitazione del momento e alle lamentele che venivano dagli allevatori presenti, il fatto che «l’esposizione, forse poco felice, non ha reso bene il senso del mio pensiero. Intendevo dire che – a causa delle carenze del sistema amministrativo-burocratico, per cui gli enti preposti non riescono ad acquisire in tempi brevi la certificazione antimafia necessaria per ottenere l’erogazione dei contributi pubblici e gli allevatori non possono sostituirsi agli enti nell’acquisizione di detta certificazione – è stato svilito il significato e la funzione del Protocollo Antoci, che giustamente è assurto a legge nazionale ed è strumento essenziale nella lotta alla mafia».
Il vicesindaco di Mistretta spiega quindi che «ciò non significa assolutamente disconoscere l’importanza e la funzione di tale protocollo, essenziale per la lotta alla mafia, tant’è vero che da amministratore pubblico ho accelerato la sottoscrizione dello stesso da parte del Comune di Mistretta. Il mio intervento era sempre a tutela degli allevatori onesti. Ragion per cui, la presenza dello Stato nei territori, anche con l’impiego di reparti speciali delle forze dell’ordine, in particolar modo i Cacciatori di Sicilia dei carabinieri, è motivo di sicurezza per chi vive nei nostri paesi e garanzia del rispetto della legalità».
Colpa per Oieni è della stampa che spesso sminuisce la presenza di questo corpo speciale «limitandola al ritrovamento di qualche coltellino, non evidenziando il ruolo di prevenzione del crimine assicurato dall’encomiabile attività svolta dalle forze dell’ordine. Ben venga tale presenza per far emergere le sacche di illegalità che sono presenti, ma non intacchi chi giornalmente svolge il proprio lavoro in maniere onesta e rispettoso delle leggi. Anch’io ringrazio e faccio un encomio all’Arma dei Carabinieri e alla Polizia di Stato che assicurano con la loro presenza la tranquillità e la sicurezza di chi vive e lavora onestamente in questa parte marginale ed emarginata d’Italia. Tale interpretazione è stata quella percepita dalla sala che ha condiviso il mio intervento con un fragoroso applauso».
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