L’approvazione del Pua, il piano urbanistico che ridisegna il volto della Playa, portererebbe alla nascita di un nuovo quartiere a sud dell’aeroporto Fontanarossa, con una presenza prevista di 10mila persone e fuori dalla progettazione del Piano regolatore. La denuncia arriva dal comitato No Pua che stamattina ha presentato alcune osservazioni per obbligare il consiglio comunale a ridiscutere il progetto, adottato dall’assemblea cittadina lo scorso 17 aprile. «E’ una speculazione selvaggia sull’ultima parte di verde della città», denuncia il gruppo che individua nell’ex comparto G3 la zona maggiormente a rischio cementificazione. Si tratta del terreno più a Sud della grande area da 1milione e 200mila metri quadrati unificata a seguito delle richieste di modifica da parte dell’Enav.
Qui, in questo rettangolo di circa 420mila metri quadrati, secondo il progetto redatto dalla società Stella Polare e recepito dal Comune, dovrebbero nascere le strutture turistico-ricettive a bassa intensità: residence, alberghi, un parcheggio multipiano e una chiesa. «Il concentrarsi di attività di tipo residenziale – denuncia Domenico Cosentino – rende palese il tentativo mal celato di creare un nuovo quartiere per 10mila persone, fuori dal piano regolatore generale e in contrasto con le sue linee guida, su terreni di proprietà di D’Urso Somma e Mario Ciancio, almeno sulla carta, anche se non siamo sicuri su chi ci sia dietro».
Ma le osservazioni del comitato No Pua, a cui si aggiungono quelle di Legambiente Catania, non si fermano qui. «L’ultima variante – sottolinea Cosentino – arrotonda la densità territoriale e permette la realizzazione di 1.542 metri quadrati di superficie in più. Tale aumento non giustificato comporta un evidente incremento anche della volumetria da realizzare». Il secondo aspetto riguarda le opere di urbanizzazione che, secondo l’accordo tra Stella Polare e Comune, non saranno realizzate prima degli altri lavori. «Tuttavia – denunciano i No Pua – il Consiglio Regionale dell’Ubanistica, al momento di dare il via libera nel 2005 al piano, identificava nell’impianto di depurazione e smaltimento un elemento fondamentale e prioritario a qualsiasi intervento di modifica. L’accordo invece ammette il rilascio delle concessioni edilizie anche prima dell’ultimazione delle opere di urbanizzazione». C’è infine la questione delle masserie che sorgono attualmente sui terreni interessati dal Pua. Sono sette, che l’Assessorato Regionale all’Ambiente nel 2005 raccomandava di «salvaguardare, riqualificare ed inserire nel piano». «Invece la variante le cancella sulla base di alcuni scatti fotografici senza alcun approfondimento sul valore storico e paesaggistico», aggiunge il comitato.
E’ più controverso, invece, il dibattito sulla Valutazione ambientale strategica, che manca al progetto di Stella Polare e che rappresenta la critica principale avanzata da Legambiente. «Nel 2002, al momento della prima approvazione da parte del Comune, non esisteva il vincolo di dotarsene – spiega Cosentino – e l’amministrazione Scapagnini non se n’è avvalsa. La Regione espresse un parere in cui si diceva che non era necessaria, a condizione che il progetto non subisse sostanziali modifiche». Ma, secondo l’associazione ambientalista, l’ultima variante rappresenta un cambiamento di grande rilevanza che andrebbe sottoposta anche alla Vas.
«Noi siamo contrari in generale al progetto – concludono i No Pua – la nostra non è una battaglia tecnica. Stiamo studiando la presentazione di un ricorso amministrativo, ma vorremmo soprattutto che il Consiglio comunale tornasse a discutere di queste osservazioni e che nel frattempo nascesse una battaglia di cittadinanza».
[Foto di Catania]
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