Grande prova del regista Roberto Faenza quella di omaggiare la figura di Don Puglisi, un uomo semplice ma coraggioso che rivive nella lodevole interpretazione di Luca Zingaretti.
Alla luce del sole
Per ricordare, per ricordare, per ricordare!.. a cosa ci aiutano questi film? A ricordare ovviamente.
Noi lo facciamo, noi ricordiamo e guardiamo in silenzio come abbiamo sempre fatto. Guardiamo un film ben fatto, di quelli che ti toccano e ti restano per un po; aspetta
poi ti viene in mente che non è solo una storia raccontata, è successo davvero, e come questa ci sono tante altre storie e tanti problemi preesistenti che non basta più ricordare in silenzio, e allora sì che cominciamo a guardare con occhio diverso.
Don Pino Puglisi, il prete assassinato da Cosa Nostra la sera del 15 settembre 1993, è uno dei tanti sacerdoti della stagione antimafia; il meno noto, certo, ma che svolse meglio di tanti la sua opera, senza troppo clamore.
Sono gli anni della mattanza, delle due vicine stragi che hanno segnato lItalia nel 1992: quella di Falcone prima e Borsellino poco dopo.
Anni di paura quindi, di convinzione che la Mafia fosse sempre più potente e inarrestabile. Puglisi continuò fino alla fine ciò che aveva iniziato, la sua missione: togliere i bambini dalla strada, far capire ai giovani, agli abitanti di Brancaccio, che alla mafia si poteva rispondere in qualche modo, lui rispose educando i ragazzi, future reclute di Cosa Nostra, alla cultura della legalità, insegnandogli a camminare a testa alta.
Un parroco semplice e dimesso, un uomo mite e coerente, e proprio la sua coerenza lo spinse sempre in avanti scavalcando le costanti minacce.
Il film di Roberto Faenza è molto scorrevole nelle sue sequenze, ci sono scene crude e indelebili che provocano dentro un senso di rabbia ed impotenza, e quasi la senti la Mafia,
la respiri durante tutta la pellicola.
Il regista e stato molto attento ai particolari reali della vicenda: per esempio il fatto che il giorno della morte di Don Pino fosse anche il giorno del suo 56°compleanno, il fatto che facesse 33 anni di sacerdozio, 33 come gli anni di Cristo, laspetto fisico trascurato e disfatto.
Attento è stato soprattutto nello scegliere lattore che avrebbe dovuto interpretare un simile personaggio.
Luca Zingaretti, il grande Montalbano, lindimenticabile Perlasca, è stato sicuramente la scelta migliore, decisamente il più adatto. Un attore ideale: passionale, umano ma soprattutto un interprete eccezionale.
Bravissimi anche gli attori Corrado Fortuna (il vicario Gregorio nel film), e Alessia Goria (suor Carolina che aiutò Don Pino a gestire le attività di doposcuola e volontariato nel loro Centro).
Incredibile la bravura dei piccoli coprotagonisti di questo film: i ragazzini di Palermo, selezionati dal regista, nel ruolo di se stessi: bambini cresciuti troppo in fretta, dallaria minacciosa, che nascondono però dietro la dura faccia un gran bisogno daffetto, pronti a dare tutto se solo si sentono rispettati e trattati alla pari, come fece Don Pino.
E sono proprio i bambini di Brancaccio a chiudere la scena finale del film quando, come una processione silenziosa, accompagnano le loro bambole e i loro giocattoli sul feretro del loro parrino , di Don Pino Puglisi, un semplice sacerdote che sentì la morte avvicinarsi e laspettò senza arretrare nemmeno di un passo.