Classe 1983, cresciuto come mister nelle giovanili del Catania, trovando poi la consacrazione a Firenze. Dopo cinque anni in riva all'Arno ha le idee chiare, come racconta a MeridioNews: «Voglio restare qui, la società mi ha detto cos'ha in mente»
Alla Fiorentina il sogno dell’allenatore etneo Paolo Riela «Poche risorse in Sicilia. Mia figlia? Nascerà a Catania»
«Ho iniziato ad allenare quand’ero giovanissimo, a 17 anni. Giocavo nell‘Atletico Catania e non ero molto bravo come calciatore: quando mi sono infortunato, ho capito che era inutile perdere tempo e ho iniziato un’altra carriera». Paolo Riela, attuale vice-allenatore della formazione primavera della Fiorentina, racconta a MeridioNews la decisione che, di fatto, gli ha cambiato la vita. Una scelta coraggiosa che, però, ha dato i suoi frutti: da Adrano a Firenze solo andata, passando per il lungo e soddisfacente percorso al Calcio Catania, l’allenatore etneo è adesso uno dei punti cardine del settore tecnico dei viola, squadra per cui lavora già da cinque anni. Una crescita professionale, la sua, che assume ancora più valore, perché sbocciato in una terra in cui per un giovane è sempre difficile emergere, a prescindere dal settore in cui si è impegnati.
«Sono una persona competitiva – spiega Riela a MeridioNews – e ho sempre avuto le idee chiare. Il mio percorso è partito da una scuola calcio a Catania, per poi andare ad allenare i giovanissimi sperimentali ad Adrano. La prima svolta è stata la chiamata di Alessandro Failla (responsabile del settore giovanile rossazzurro, ndr), grazie al quale sono approdato al Calcio Catania. Sono stati sette anni meravigliosi: all’epoca la squadra era in Serie A, tutto era organizzatissimo». Riela guida per due stagioni gli esordienti, quindi i giovanissimi e gli allievi, in un crescendo di soddisfazioni: «Con gli allievi siamo arrivati alle finali scudetto. Proprio in quella occasione – ricorda – ho conosciuto Federico Guidi, all’epoca allenatore della Fiorentina èrimavera: un incontro che mi avrebbe cambiato la vita».
Il 2012 è anno di stravolgimenti: «Pietro Lo Monaco, andando via da Catania, avrebbe voluto portarmi con lui al Genoa. La sua avventura in rossoblu – precisa il mister – è durata poco, così mi sono trovato per un anno senza squadra. Guidi, però, si è ricordato di me e mi ha immediatamente proposto di andare a lavorare con lui alla Fiorentina». Per Riela è il momento della seconda e definitiva svolta professionale: «Avevo l’ambizione di provare a fare calcio fuori dalla Sicilia. L’amicizia e l’intesa con Guidi sono state fondamentali. La Fiorentina – ammette il mister catanese – è un universo organizzatissimo, all’interno del quale spicca la figura di Vincenzo Vergine (responsabile del settore giovanile viola, ndr). Ho cominciato con gli allievi nazionali per poi arrivare alla squadra primavera, facendo per tre anni da vice a Guidi: dallo scorso anno, coadiuvo Emiliano Bigica, ex centrocampista di Bari e Fiorentina in Serie A».
Cambia il primo allenatore, non il bel rapporto: «Emiliano è una persona eccezionale, dalle eccellenti capacità umane. Ha dato tanto al gruppo e ai ragazzi – precisa Riela – è sempre bravo a entrargli nella testa e a far dare loro il massimo. Qui a Firenze ci sono ottimi insegnanti di calcio.Sono tanti i calciatori passati dalla Primavera: basti ricordare Federico Chiesa, adesso perno della prima squadra e della nazionale azzurra, o ancora Gianluca Mancini, ora difensore centrale dell’Atalanta». Riuscire a tirar fuori tanti buoni giocatori non è un caso: «Merito di una struttura eccellente. Quest’anno il gruppo che alleniamo è cambiato molto, ringiovanendosi. I ragazzi promettono molto, anche se ogni tanto commettono qualche errore di inesperienza».
Non si può non parlare, infine, della sua Sicilia, terra in cui è complicato emergere: «E’ difficile crescere, fin quando l’allenatore non verrà riconosciuto come un vero e proprio mestiere. Se paghi un tecnico 200 euro – afferma il tecnico – diminuisce il tempo che si può dedicare a formazione e conoscenza: la qualità così viene meno. Alla Fiorentina – precisa Riela – veniamo pagati solo per fare questo, spendendo la nostra giornata tra allenamenti e riunioni tecniche. In Sicilia, con poche risorse, è difficile convincere un trentenne a rimanere». L’Isola, però, resta il luogo degli affetti: «Riesco a tornare un paio di volte l’anno, per le feste natalizie e un mesetto in estate. Gli amici e i familiari mancano. Con mia moglie, comunque, abbiamo deciso che il prossimo dicembre nostra figlia Giorgia nascerà a Catania». Un gesto significativo, per ribadire un legame indissolubile.