Al Teatro Biondo La Veglia, il monologo di Filippo Luna Spettacolo che svela fragilità del mondo in cui viviamo

È tutto un gioco di scatole cinesi la vita, la realtà fa capolino da un cassetto, poi si nasconde: e proprio con delle scatole cinesi Carmela racconta il suo dramma, la sua vita. L’attore Filippo Luna nello spettacolo teatrale La Veglia, in scena fino al 18 marzo al Teatro Biondo per la regia Rosario Palazzolo, ha dato vita a un nuovo e maestoso personaggio: Carmela, una donna di mezza età a cui la vita ha tolto la cosa più importante, e che rimette al volere di una spremitura di telecomando il suo destino. Il messaggio che rimane forte appiccicato addosso è una riflessione sui tempi che viviamo in questa società violenta, spietata che ha perso la tenerezza e l’autenticità, in questo mondo di prevaricazione governato da falsi miti, a cui nessuno importa davvero di conoscere la verità, il dolore e le vicissitudini di una vita messa alla berlina in Tv.

Da un forte trauma per la partecipazione ad un programma “verità” stile Barbara D’Urso, dove la povera Carmela non ha potuto raccontare la sua storia ma è stata prevaricata più volte, la donna decide di non parlare più. E così fa per 21 anni. Sua complice e compagna in questo martirio è la stessa carnefice, la Tv. Carmela sembra esistere davvero perché Filippo Luna le regala un’anima e un modo di parlare tutto suo assolutamente credibile e comprensibile, un linguaggio che si sviluppa tra l’ignoranza e la voglia di rivalsa e anni di mutismo, che nella finzione del teatro la rende autentica tanto che quando interloquisce con il pubblico viene voglia di risponderle e di rassicurarla e di tranquillizzarla, che alla fine la vita non è solo terribile come l’ha vissuta lei, e, soprattutto, nella sua guerra non è sola, che l’umanità esiste ancora, forse. 

Purtroppo Carmela è sola ma mai sconfitta, anzi è una guerriera fino alla fine, in scena e nello spaccato di vita che racconta con un monologo dove si svela una sofferenza carica di rabbia, ma anche molto comica e divertente. Uno spettacolo potente che svela tutta la grottesca fragilità del mondo in cui viviamo e che alla fine, quando Filippo Luna esce dal personaggio per annunciare la fine dello spettacolo, si tira un sospiro di sollievo; anche se the show must go on, anche quando si esce dal teatro per rientrare nelle proprie vite.

«La veglia è la terza parte di una trilogia dal titolo Santa Samantha vs sciagura in tre mosse, – racconta Rosario Palazzolo – una narrazione seriale che racconta di una giovane donna incoronata madonna in terra, obbligata a dispensare miracoli perché possiede dei doni incontestabili. Così questa storia, che ne contiene tre, e se nelle prime due (Lo zompo e Mari/age) ho formulato un pensiero dinamico, possibilista, un pensiero quasi denaturato dal mio pensiero affinché ci fosse almeno un altro pensiero su cui ragionare, ne La veglia ho preteso un me originario, nitido. La veglia è uno spettacolo sullo spettacolo dello spettacolo, quello mediatico, che ci ha resi tutti spettatori, persino di noi stessi».

Le scene dello spettacolo sono di Simone Mannino, i costumi di Daniela Cernigliaro, le luci di Alice Colla; Francesco Di Fiore è autore delle musiche e degli effetti sonori, mentre Gandolfo Schimmenti ha realizzato i video. Repliche al Teatro Biondo fino al 18 marzo.


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