Professore ordinario all'università di Palermo in scienza delle Costruzioni al Dicam ha scelto di rimanere nel nostro Paese per «dare un contributo alla nostra università e credo che essere siciliani dia una marcia in più»
Al Sud prima donna ordinaria a Scienza delle costruzioni Cattedra alla palermitana Pirrotta: «Ho scelto di restare»
È palermitana la prima donna del Sud Italia nominata professore ordinario nel settore di Scienza delle costruzioni. «Quando mi sono laureata, a 23 anni e mezzo, a Palermo, ad essere iscritte in Ingegneria civile eravamo 4 donne su 400: ora, per fortuna, non è più cosi», racconta Antonella Pirrotta, 53enne, professore ordinario all’università di Palermo in scienza delle Costruzioni al Dicam (dipartimento di ingegneria Civile, Ambientale, Aerospaziale, dei Materiali), docente onorario nell’ateneo di Liverpool e unica italiana del comitato editoriale del Journal of Engineering Mechanics, prestigiosa rivista americana edita dall’American Society of Civil Engineers.
Una carriera intessuta di esperienze all’estero, dove, comunque, le quote rosa a stelle e strisce non hanno superato quelle italiane: «Nel 1994 ho trascorso un anno a Detroit nell’ambito del mio dottorato – racconta Pirrotta – e a ingegneria meccanica ero l’unica donna. Ho scelto di restare in Sicilia, nonostante le proposte ricevute dagli altri Paesi proprio perché ci tengo a dare un contributo alla nostra università e credo che al di là delle questioni di genere, l’essere siciliani, insieme alla passione per la ricerca, dia una marcia in più, fornendo doti di resistenza non comuni».
A partire dalle difficoltà di ordine pratico riscontrate nel quotidiano, come l’assenza di toilette femminili in ateneo al momento della sua iscrizione, fino alle angosce degli operai nei cantieri: «Negli anni ’80 ho svolto la libera professione – racconta – e quando gli operai scoprivano che il direttore dei lavori era una donna, c’era il panico tra le maestranze: secondo un’antica superstizione, infatti, la presenza femminile in un’opera ancora da finire, come ad esempio una galleria, era presagio di sciagure».
Su una cosa però l’Italia ha ancora tanto da imparare rispetto all’estero: «Solo da noi il sottofinanziamento della ricerca e il blocco del turn-over può protrarsi per tanti anni: mi sembra assurdo che un Paese come il nostro sia bloccato perché manca ancora una nuova procedura concorsuale, tanto valeva insistere con la vecchia che ha comunque permesso l’inserimento in passato di alcuni professori, così fermiamo il nostro futuro».