Il multisala di via De Curtis dedica una rassegna all'autore di Mianeh, pluripremiato nei festival più prestigiosi d'Europa e condannato nel 2010 dal tribunale di Teheran a sei anni di prigione e venti di proibizione di dirigere. La causa? Stava lavorando ad film sulla rivoluzione verde in Iran, ritenuto antigovernativo dal regime di Ahmadinejad. E che gli è costato carcere e censura. Si parte lunedì 19 novembre con Il palloncino bianco
Al King una rassegna per Jafar Panahi Regista iraniano, in carcere per i diritti civili
Una rassegna monografica tra omaggio e diritti civili, dedicata al regista Jafar Panahi, mostro sacro del cinema iraniano, arrestato nel febbraio 2010 dal regime fondamentalista perché accusato di produrre contenuti antigovernativi. A proporla è il Cinestudio con quattro appuntamenti al multisala King di via De Curtis. Che, da lunedì 19 novembre, accompagneranno i lunedì sera dei cinefili catanesi fino al 17 dicembre.
Una scelta non casuale, come spiega Alberto Surrentino, curatore della programmazione dedicata al cineasta iraniano, che indossa una duplice veste. «Abbiamo voluto omaggiare, con un percorso monografico, un grande autore che con i suoi film ha ottenuto riconoscimenti nei festival più prestigiosi d’Europa», spiega. Ma che si propone anche di «sensibilizzare gli spettatori sul tema dei diritti civili negati», sottolinea il gestore del cinema King.
Come nel caso di Panahi, che è stato tratto in arresto e condannato dal tribunale di Teheran a sei anni di carcere e venti di interdizione dalla regia – durante i quali gli sarà proibito anche di uscire dal paese e rilasciare interviste ai media locali ed internazionali – mentre stava girando un film sulla rivoluzione verde in Iran, la protesta post elettorale che contestava presunte irregolarità nella rielezione, nel 2009, del capo di stato Mahmud Ahmadinejad. Manifestazione di cui il regista si era dimostrato un sostenitore, partecipando anche alla commemorazione di una delle vittime degli scontri.
Appoggio che però gli è costato carcere e censura. La sua condanna infatti – come si legge sul sito di MyMovies – è dovuta a «montaggio e collusione con l’intenzione di commettere crimini contro la sicurezza nazionale del paese e propaganda contro la Repubblica islamica». «La sua pellicola – racconta Alberto – è stata sequestrata, non è mai uscita e non se ne parla. Probabilmente – continua il curatore della rassegna -, a meno della circolazione di qualche copia clandestina, non la vedremo mai».
Un’operazione per mettere a tacere un personaggio ritenuto scomodo dal regime, che nei suoi film racconta di tolleranza e libertà in una terra in cui questi diritti sono negati: è questa l’opinione diffusa sulla vicenda di Jafar Panahi. Un regista simbolo della nouvelle vague cinematografica iraniana e vincitore, con le sue pellicole, di premi come l’Orso d’argento al festival di Berlino, il Leone d’oro e Venezia e la Caméra dor a Cannes. Dal momento dell’arresto, per il suo rilascio si sono attivate decine di personaggi dello star system mondiale, con petizioni ed iniziative ad alti livelli, tra cui anche una mobilitazione di Amnesty International. Senza però ottenere alcun risultato: Panahi si trova ancora in carcere.
Per tenere viva l’attenzione sul suo caso e far conoscere la sua opera, il King propone quattro dei suoi film più famosi. Si parte lunedì 19 con Il palloncino bianco, vincitore nel 1995 del premio Caméra dor al festival di Cannes. A seguire, sarà il turno de Il cerchio (3 dicembre), Oro rosso (10 dicembre) e Offside (17 dicembre). Il costo del biglietto per proiezione è di tre euro.
[Foto di Cines del Sur]