Fino al 12 gennaio 2020 è possibile ammirare centinaia di disegni, locandine e tavole originali realizzate dal celebre disegnatore romano. «Non penso di raccontare una generazione. La mia identità sociale non ha creato strappi coi miei contenuti più pop». Guarda l'intervista video
Ai Cantieri Culturali arriva la mostra di Zerocalcare «Le mie non sono provocazioni ma posizioni politiche»
Daje è l’intercalare romano più diffuso, ed è l’espressione che più di tutti usa Zerocalcare. Il disegnatore romano la pronuncia più volte anche a Palermo, in occasione dell’arrivo della mostra Scavare fossati nutrire coccodrilli, che raccoglie centinaia di poster, tavole originali e copertine del celebre fumettista. La mostra, realizzata dal MAXXI (Museo nazionale delle Arti del XXI secolo) e co-prodotta da Minimondi, inaugura oggi alle 18 e 30 allo Zac, pressi i Cantieri Culturali della Zisa, e sarà visitabile gratuitamente fino al 12 gennaio 2020.
Per la tappa palermitana Zerocalcare ha realizzato una specifica illustrazione, intitolata Stessa Barca, che è un omaggio alla diversità e sembra quasi avvolgere il visitatore, dando l’impressione di essere dentro un enorme fumetto. Rispetto a qualche anno fa l’artista romano, che proviene dalla scena dei centri sociali, sembra un po’ aver fatto pace con la celebrità e le lunghe file di fans che lo attorniano a ogni presentazione, chiedendogli quelli che lui definisce con autoironia disegnetti. Ma è rimasto tremendamente coerente, come conferma ogni angolo della mostra a lui dedicata. All’ingresso, ad esempio, si viene accolti da una scritta che lo stesso Zerocalcare ha realizzato questa mattina a sostegno del popolo curdo, proprio nei giorni dell’aggressione turca dopo la ritirata delle truppe Usa. Vicende che il disegnatore romano segue da tempo, e che ha documentato nel 2015 attraverso un lungo reportage pubblicato su Internazionale (e poi sul libro Kobane calling).
La mostra esordisce con la sezione Tribù: una selezione di circa 40 tavole illustrate incentrate sulla cultura punk, quella che lo stesso Zerocalcare definisce la sua «famiglia di appartenenza». Ed è a un sottogenere «ancora più di nicchia», ovvero lo straight edge (la filosofia che nasce da una canzone dei Minor Threat e che rifiuta ogni tipo di droga e più in generale ogni forma di dipendenza), che si rifà da quando aveva 17 anni il disegnatore romano. Richiamandone l’estetica anche per le innumerevoli locandine realizzate per le tante lotte sociali a cui il fumettista ha aderito, raccolte nella sezione Lotte e Resistenze: dalle questione abitativa al G8 di Genova, dalla contrarietà al carcere agli spazi occupati.
Pop è l’ultimo capitolo espositivo che s’incontra nel percorso di mostra e include le illustrazioni e fumetti ispirati a storie biografiche, alcune delle quali pubblicate nel suo blog a partire dal 2011. Quelle che probabilmente gli hanno dato la notorietà, facendo uscire il nome di Zerocalcare dalla nicchia tanto amata e che lo hanno fatto arrivare al grande pubblico. È in questo contesto che Michele Rech (il vero nome di Zerocalcare) affresca in modo lucido i temi che riguardano la generazione nativa negli anni Ottanta cresciuta tra game boy, fumetti della Marvel, supereroi e lungometraggi della Pixar: il ritratto di una generazione nata agiata che poco alla volta ha visto svanire i diritti conquistati dai padri.
Ne viene fuori un racconto un po’ nostalgico – impossibile non commuoversi, per i 30enni, al suono della prima sigla de I cavalieri dello zodiaco che viene messa in loop nell’ultima aula dello Zac – e che allo stesso tempo invita a non piangersi addosso, attraverso un uso costante dell’ironia (e soprattutto dell’autoironia). Zerocalcare riesce a tratteggiare con poche tavole i demoni del nostro tempo: i social network, la reperibilità e la produttività. L’affondo sul tema abbraccia anche una serie di tavole tratte da episodi di vita quotidiana come, tra gli altri, l’inedito Fagli più tette e Te l’avevo detto nella cui famigliarità narrativa non è difficile per il lettore immedesimarsi.