Dieci mesi e cinque giorni per il 25enne Marco Impellizzeri. A giugno 2016 l'agguato, fallito, a un giovane del posto. L'uomo avrebbe agito con la complicità di Gaetano Laudani, parente del collaboratore di giustizia Domenico Assinnata
Agguato in una pizzeria a Paternò, arriva la condanna Dietro sparatoria ci sarebbero stati motivi passionali
Dieci mesi e cinque giorni di carcere per tentato omicidio. La pena è quella combinata a Marco Impellizzeri, 25enne di Paternò. L’uomo, che si trova già recluso nel carcere di Bicocca, è accusato di avere partecipato a un raid punitivo avvenuto nel giugno 2016. Quando, insieme al 19enne Gaetano Laudani, vennero sparati alcuni colpi di pistola calibro 9×21 verso un giovane. La vittima designata però riuscì a sfuggire all’agguato rifugiandosi dietro il bancone di una pizzeria.
Secondo la ricostruzione degli investigatori Laudani si trovava in piazza Aldo Moro, quando sarebbe stato raggiungo da Impellizzeri che gli avrebbe passato l’arma da fuoco. Entrambi a volto scoperto e successivamente riconosciuti dai carabinieri della compagnia di Paternò. Il primo, Laudani, venne bloccato nell’abitazione del cognato oggi collaboratore di giustizia, Domenico Assinnata, dopo essersi cambiato. Alla base del gesto ci sarebbero stati motivi passionali.
I nomi di Laudani e Impellizzeri sono recentemente finiti tra gli arrestati della retata antimafia Assalto. Operazione che ha fatto luce sul dominio della famiglia mafiosa degli Assinnata nel territorio di Paternò e sulle figure delle nuove leve. Un manipolo di giovani under 30 cresciuti all’ombra dei vecchi capimafia. Un ruolo chiave sarebbe stato quello assunto proprio da Domenico Assinnata. Chiamato a colmare il vuoto lasciato dal padre capomafia Salvatore. L’ascesa del rampollo paternese si è però interrotta con la clamorosa decisione di parlare con i magistrati della procura di Catania.