Il 18enne E.M. sarebbe stato picchiato attraverso dei caschi da motocicilista da giovani legati al mondo dei centri sociali di Catania. L'accusa per loro è di lesioni personali aggravate dall'aver agito in gruppo e da motivi abietti. Cioè la contrapposizione politica
Aggressione al De Felice, indagati cinque minorenni Militanti dei collettivi legati ai centri sociali catanesi
Sarebbero
cinque giovani, tutti minorenni tra i 16 e i 18 anni non compiuti, gli autori del pestaggio avvenuto lo scorso 21 marzo davanti l’istituto scolastico De Felice di piazza Roma a Catania. Confermata dalle autorità la matrice politico-ideologica del grave episodio di violenza la cui vittima era stato il 18enne E.M., attivista dell’organizzazione giovanile di destra Assalto studentesco. A picchiarlo sarebbero stati i cinque giovanissimi, fra cui una ragazza, militanti dei collettivi studenteschi collegati ai centri sociali etnei Liotru e Colapesce. Tutti ritenuti responsabili del reato di lesioni personali in concorso con l’aggravante dell’aver commesso violenza in più persone riunite, dell’aver agito con crudeltà e per motivi abietti, usando dei caschi da motociclista.
Per uno di essi è stato disposto il collocamento in comunità, mentre per gli altri la misura della permanenza in casa. Come già ricostruito in parte nei giorni scorsi, l’obiettivo dei militanti dei centri sociali sarebbe stato di
impedire il volantinaggio per un corteo dedicato alla commemorazione dell’anniversario dell’Unità d’Italia. Secondo la ricostruzione fornita dalla questura di Catania, dapprima il 18enne sarebbe stato colpito in pieno volto da un pugno sferrato da uno dei ragazzi, mentre una ragazza gli prendeva i volantini intimandogli di non consegnarli a nessuno. Poi si aggiungevano numerosi altri giovani che, malgrado il militante di destra fosse già riverso per terra e in chiara minoranza numerica, avrebbero infierito con dei colpi di casco in viso.
La vittima, poi medicata, ha riportato
frattura composta dello zigomo sinistro con ferita lacero-contusa ed una contusione periorbitaria destra. La velocità delle indagini, secondo la Digos di Catania, coordinata dalla procura etnea, ha fornito una risposta volta prima di tutto ad evitare una «pericolosa spirale di violenza politica».