Aetna, parte il processo per Russo Morosoli e le guide alpine Ordine dei giornalisti e Assostampa non ammesse parti civili

A un anno e mezzo dal rinvio a giudizio di settembre 2019, parte ufficialmente il processo Aetna, che vede come principale protagonista il proprietario della Funivia dell’Etna Francesco Russo Morosoli insieme ad altre 18 persone. Si è aperto oggi il dibattimento che dà il via alla discussione su alcuni dei casi che hanno fatto più rumore a Catania negli ultimi anni: dal monopolio del trasporto turistico sull’Etna ai licenziamenti che hanno portato alla chiusura dell’emittente Ultima tv. Passando per il concorso del 2018 per l’abilitazione di nuove guide vulcanologiche. L’udienza di oggi ha visto la decisione sulla richiesta di costituzione di parti civili dell’Ordine dei giornalisti e del sindacato Asso Stampa, rispettivamente rappresentati da Vicenzo Ragazzi e Carmelo Galati. A cui si sono opposti i legali di Russo Morosoli: Sergio Ziccone e Carmelo Peluso. È a loro che i giudici hanno dato ragione, ritenendo che i due organismi non abbiano subito un danno diretto. Soprattutto in considerazione della presenza degli stessi cronisti tra le persone offese anche parti civili.

Si tratta dei giornalisti Marco Carli, Eleonora Cosentino, Simona D’Urso, Santi Liggeri, Giorgia Mosca e Chiara Murabito. Insieme a loro, come persona offesa ma non costituita parte civile, anche il cronista Damiano Scala. C’è poi il nutrito gruppo di parti civili rappresentato dai partecipanti al concorso per abilitazione a guida vulcanologica che sarebbero stati danneggiati dalle presunte pressioni di alcune guide per far vincere i propri figli. A chiedere che venga loro riconosciuto un risarcimento sono: Dario Teri, Salvatore Cannavò, Riccardo Costa, Marco Messina, Orazio Serraggi Sindona, Marco Galasso, Paolo Teri, Ennio Zappalà, Marco Alessi, Giovanni De Giorgio, Gianfranco Fonte, Giacomo Consoli, Gianfranco Vasta, Antonio Bruno, Elia Finocchiaro, Daniele Pennisi, Piera D’Arigo, Fabio Cannavò, Giovanni Fazio, Alfio Pappalardo, Gaetano Maenza e Salvatore Pulvirenti.

Nell’udienza di oggi sono anche state presentate le richieste di prova, con una corposa produzione di documenti: dalla trascrizione delle intercettazioni alla lista dei testimoni da sentire. Circa una trentina sia per l’accusa che per la difesa. La prossima udienza è fissata per il 17 novembre, a quasi tre anni esatti dal blitz della guardia di finanza di Riposto che nel 2018 ha portato all’arresto – misura poi revocata – dello stesso Russo Morosoli e dell’allora sindaco di Bronte Graziano Calanna. Insieme agli altri 17 imputati (una è in realtà la società Russo Morosoli Invest s.p.a, nella persona del legale rappresentante protempore Giuseppe Giuffrida): tutti dovranno rispondere, a vario titolo, per corruzione, turbativa d’asta, abuso e rivelazione di segreti d’ufficio, estorsione. Si tratta dei dirigenti di Funivia Salvo Di Franco e Simone Lo Grasso e il consulente Alberto Puglisi, accusati di aver spalleggiato Russo Morosoli nell’indirizzare gli appalti dei Comuni di Linguaglossa e Castiglione dal 2016 al 2018 per l’affidamento del trasporto turistico sull’Etna. Insieme a loro, secondo l’accusa, l’ex dirigente Affari generali del Comune di Linguaglossa Franco Barone.

Sul banco degli imputati anche l’ex presidente del Collegio delle guide Biagio Ragonese e i colleghi Antonio Rizzo e Orazio Distefano che, secondo l’accusa, avrebbero orchestrato il concorso per guida vulcanologica in modo da fare vincere i propri figli. Con la complicità dei componenti della commissione d’esame: le guide alpine Gianni Trepin, Mario Taller, Alberto Felicetti, Angelo Nicotra; il funzionario regionale Giuseppe Dentici; e il ricercatore dell’Ingv di Catania Stefano Branca. Coinvolti nell’inchiesta, infine, anche l’ex forestale Carmelo Cavallaro, il dirigente dell’ex Azienda foreste demaniali Nino De Marco, il comandante del nucleo operativo della Forestale ed ex commissario del parco dei Nebrodi Luca Ferlito e il poliziotto Alessandro Galante.


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