Il Vincenzo Bellini chiuderà dal 5 novembre al 5 dicembre per i lavori di rifacimento della pista, ma è possibile comprare i biglietti senza che alcun avviso metta in guardia i viaggiatori dei possibili disagi. Il piano con gli scali alternativi non è ancora pronto e la possibilità di usufruire in parte della pista di Sigonella è approdata sui tavoli ministeriali. Gli agenti di viaggio, nell'incertezza, si affidano al «buon senso» e all'utente ignaro resta l'ipotesi rimborso
Aeroporto di Catania chiuso per un mese Ma le compagnie aeree non avvertono
Due ore e mezza di volo e sei di bus – traffico di Palermo permettendo – per un viaggio andata e ritorno da Catania a Roma. È uno dei possibili scenari che si apriranno di fronte ai viaggiatori etnei nel prossimo mese di novembre, quando l’aeroporto Vincenzo Bellini sarà chiuso per i lavori di rifacimento della pista. Annunciati già a maggio, avranno luogo dal 5 novembre al 5 dicembre, eppure le compagnie aeree continuano a vendere biglietti senza informare i consumatori dei disagi che li aspettano. Nei loro siti internet non compare nessun avviso al momento dell’acquisto e molti, ignari, hanno già in mano i loro biglietti da e per Catania senza sapere che da lì sarà impossibile sia partire che atterrare. Ma anche a chi si rivolge alle agenzie di viaggio non va meglio, perché gli operatori non sono stati informati e lavorano nel dubbio. Tanto più che al momento, per i circa 450mila transiti previsti per quel periodo, non è ancora pronto un piano di scalo alternativo. L’utilizzo di Sigonella è stato negato per evitare interferenze con le attività militari e l’aeroporto di Comiso, pronto da cinque anni, resta chiuso. Le aerostazioni del capoluogo siciliano e di Reggio Calabria sembrano, quindi, le uniche alternative.
La Sac, la società di gestione aeroportuale etnea, interrogata sulla situazione, si dice in attesa di avere aggiornamenti sullo stop da parte dell’aeronautica militare per l’utilizzo dello scalo della base americana in Sicilia, che comunque coprirebbe solo circa il 30 per cento dei voli giornalieri. La questione intanto è arrivata negli uffici ministeriali. Con un incontro tra il presidente dell’Enac Vito Riggio e il ministro dello Sviluppo economico e delle infrastrutture Corrado Passera, dal quale però non si aspettavano risposte. Riggio ha parlato con Passera per dirgli di convincere il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola, e intanto il tempo passa. Dalla Sac arriva una sola conferma: i lavori – che prevedono il rifacimento e la messa in sicurezza di più di 2500 metri di pista – si faranno nel mese stabilito.
La consegna all’Ati (Associazione temporanea d’imprese) appaltante, composta dal consorzio stabile Valori Scarl di Roma e dalle aziende etnee Cogip Spa e Ing. Pavesi & C., è avvenuta lo scorso 19 giugno. «La chiusura dell’aeroporto di Catania-Fontanarossa è stata programmata da molti mesi, ma nessuno ha pensato a scrivere sui biglietti da e per Catania che l’aerostazione sarà inagibile. Comprendiamo le difficoltà di compagnie che hanno riaperto tratte in sostituzione di Wind Jet e pertanto impreparate, ma non si possono vendere biglietti aerei per una destinazione inesistente», ha dichiarato in una nota il presidente Adoc Catania Claudio Melchiorri.
Vittime della mancanza di adeguate informazioni a riguardo sono anche gli agenti di viaggio. Al telefono gli operatori di alcune tra le più note agenzie della città si dichiarano «all’oscuro di tutto». «Non è una novità – afferma un agente della D’Annunzio Viaggi – come capita frequentemente, non c’è un’informativa che ci indirizzi sul da farsi». Non gli resta quindi che «usare il buon senso e informare della possibilità che i voli partiranno e atterreranno a Palermo o Reggio Calabria o Sigonella», dice. Manca poco più di un mese e mezzo alla chiusura del primo aeroporto dell’isola e non ci sono certezze quindi. Per loro neanche sulle date di esecuzione dei lavori, «visto che oggi corre voce che potrebbero essere rimandati a febbraio», continua l’agente. «Al momento non abbiamo conferme. Riceviamo dai media le notizie su questa famosa chiusura. Non si sa se verrà rimandata a febbraio, aspettiamo e intanto dobbiamo dare al cliente ciò che chiede», aggiungono gli agenti della Romano Viaggi. La loro maggiore preoccupazione riguarda, però, la durata dei lavori. «Almeno speriamo che durino effettivamente solo un mese o si metterebbe a rischio il primo ponte di dicembre (quello dell’Immacolata ndr) e le vacanze natalizie – dichiara un altro operatore – Perfetta conclusione, dopo la vicenda Wind Jet, di un annus horribilis per il settore turismo nella nostra città».
Dopo i disagi dovuti al blocco degli aerei della Wind Jet, si prevedono dunque altri tempi duri per i viaggiatori etnei e non solo. Check in a Fontanarossa e decolli da Palermo o addirittura da un’altra regione dopo ore di pullman, traghetti e con partenze e arrivi in città ad orari impossibili. «Come al solito i problemi esplodono all’ultimo momento», dichiara l’avvocato Carmelo Cali, responsabile di Confconsumatori Catania. «Bisogna capire quali saranno le soluzioni dal punto di vista logistico e le compagnie dovranno garantire i servizi ai passeggeri», assicura il rappresentante dei consumatori. Ma se il passeggero che non è stato avvertito non volesse volare da Palermo o Reggio Calabria? «Potrà chiedere il rimborso – risponde Calì – I voli da e per Catania saranno cancellati a seguito della chiusura dell’aeroporto, che non è un evento eccezionale ma una circostanza nota. Quindi il passeggero ha diritto ad avere rimborsati i soldi del biglietto non utilizzato e l’eventuale risarcimento danni». «Certo – aggiunge – è prevedibile uno scarica barile tra le compagnie e la società di gestione dell’aeroporto sulle responsabilità della mancata informazione, ma resta un problema loro di cui non può fare le spese il consumatore». Almeno non questa volta, visto che i passeggeri etnei di disagi e fregature per quest’anno ne hanno già subiti abbastanza.