Adesso credi ai fantasmi?

Adesso credi nei fantasmi?

 

“Allora, com’è finita? Vieni sì o no?”
“Non lo so… te l’ho detto… non ne ho voglia.”
“Ma che vuol dire? Tante storie, festeggiamo assieme… e poi mi dici che ti scoccia?”
“Non ho detto che mi scoccia… Ho detto che non ne ho voglia. È come se ci fosse qualcosa che mi trattiene. Ho l’impressione che non andrà per niente bene la festa…”
“Non andrà bene per TE forse. Devi smetterla di scappare ogni qual volta qualcosa non va come tu decidi che debba andare! Ma va be’, mi sono seccato di correrti sempre dietro. Se vuoi venire vieni, non ti costringe né te lo vieta nessuno.”
 

**
 

Alla fine non ci andai.

Non perché non volessi stare con loro. Voglio dire, saremmo stati insieme per un anno ancora, quasi ogni giorno della settimana…
All’inizio l’idea di non vederli per tutta la durata delle vacanze mi metteva a disagio.. Poi cominciai a preferire lo starmene per i fatti miei più di ogni altra cosa.

Ma la festa era già stata organizzata.

Utilizzai mille scuse… Prima l’autobus, poi i parenti, infine gli amici che mi volevano con loro e addirittura un viaggio imminente…
Si arrabbiarono un po’ ma poi non dissero più nulla..
Sapevo che ne avrebbero sparlato per tutta la serata entrante.

Passai il capodanno con mio cugino e dei suoi amici. Ricordo che fu divertente, anche se nulla di particolarmente emozionante è rimasto impresso nella mia memoria a confermarlo.

Poi tornai a casa, mi addormentai… e lui era lì.

 

“Ciao dormigliona.”
“Mmm… che ci fai tu qui?” già, non doveva essere a 200 chilometri di distanza? E dov’ero io? Era tutto buio.
“La festa è finita.”
“Mmm, com’è andata?” non riuscivo a  pensare a una domanda migliore.
“Bene… per te.”
“Cosa vuoi dire?” qualcosa non andava. Lo capivo dal senso di smarrimento che provavo, dalla sensazione cupa che mi opprimeva, dai suoi occhi che guardavano il suolo – quale suolo? -, dal sorriso triste sulle sue labbra…

E perché vedevo solo lui in mezzo a un vuoto nero?

“Sono venuto a salutarti. Prima mi ero arrabbiato perché non eri venuta… Adesso voglio chiederti scusa.” cerco di alzarmi, di aprire gli occhi… ma non li ho già aperti? Perché lo sto guardando, lo VEDO… o no?
“Che stai dicendo…? Dove sei? Dove siamo…?”
“Non potevamo saperlo ovviamente, neanche tu potevi, per questo non ce l’ho con te. Volevo solo che tu lo sapessi, per questo sono venuto. Ora credo di non poter restare… Non voglio restare…”
Si sta voltando… Sento di doverlo fermare, VOGLIO fermarlo… Perché provo questa sensazione…? Se si volta e svanisce…? Non voglio perderlo, non voglio… Ti prego non andartene! Aspetta–!

Voglio gridare. Non riesco.

Il suo corpo svanisce, il suo volto viene inghiottito dall’oscurità. E mi sembra di non averlo mai visto. Cerco di richiamarlo alla memoria ma non riesco a ricomporre il suo viso…

Tutto è buio, nero, nerissimo. Sento la mia testa vorticare, sto precipitando. Non riesco a muovermi, a respirare–Sto morendo?

Apro gli occhi.

Prendo fiato. Respiro.

Le ombre compaiono come macchie man mano che i miei occhi si abituano all’oscurità.

È la mia stanza.

Il display del cellulare è illuminato.

Perché? Lo avevo spento… Lo spengo ogni notte.

Al contrario di lui…

 Lo prendo in mano. 1 nuovo messaggio.

 

“Addio.”

 

Il display luminoso mi abbaglia, ma quelle lettere si stagliano nero su bianco sulla mia cornea.

La vista mi si offusca, non riesco a vedere più nulla, solo la luce impietosa dello schermo che mi fa socchiudere le palpebre.

Scendono le lacrime. Sussulto, singhiozzo.

Sto piangendo?

Che stupida… Io non credo ai fantasmi.

Ersilia Rappazzo

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