Acqua pubblica, la versione di Marino: “Sorpreso dal Pd…”

Riceviamo e pubblichiamo una lettera dell’assessore regionale all’Energia, Nicolò Marino, in merito al dibattito sulla acqua pubblica, che in Sicilia, rimane un miraggio. L’esponente della giunta Crocetta, ce l’ha, in particolare, col Pd. Che all’Ars, dove si sta discutendo il disegno di legge sul tema, ha  accusato il Governo di volere lasciare tutto come è, in mano ai privati:

“Alla domanda dell’assessore Marino su quale sia la differenza tra il suo disegno di legge e quello del Pd, la risposta non può che essere che il Pd vuole che la gestione delle risorse idriche sia affidata ad Aziende municipalizzate, consorzi di Comuni e Comuni, mentre nel testo del governo l’unica ipotesi è quella di una gestione centralizzata da affidare ai privati”, dicono il presidente del gruppo parlamentare Pd, Baldo Gucciardi, i componenti democratici della IV commissione, Marika Cirone Di Marco, Concetta Raia, Fabrizio Ferrandelli, Gianfranco Vullo, ed i parlamentari presenti alla riunione, Mariella Maggio, Antonella Milazzo e Giovanni Panepinto.

“Vorremmo ricordare all’assessore – sottolineano i parlamentari – che durante la campagna elettorale per le ultime regionali il presidente Crocetta ha certamente espresso tesi diverse da quelle contenute nel ddl oggi proposto al Parlamento. Con tutto il rispetto per l’assessore Marino, non pare esista alcuna assonanza tra il programma di Governo, che il Pd ha contribuito a scrivere, ed i comportamenti in IV commissione che mostrano solo un tentativo di abbraccio tra l’assessore ed il Pdl. E’ difficile comprendere – continuano – anche la reale opinione di deputati del Movimento 5 stelle che, in linea di principio sono per l’acqua pubblica, ma nella realtà sembrano essere fautori dell’acqua pubblica gestita da privati”.

La replica di Marino nella lettera che pubblichiamo di seguito:

“Rimango oltremodo sorpreso dalle dichiarazioni riconducibili ad alcuni deputati del PD a proposito del disegno di legge governativo sul servizio idrico integrato, i quali, anziché  rassegnare le proprie idee, tradotte in emendamenti, nella naturale sede istituzionale, la IV Commissione dell’Ars, abbiano sentito il bisogno di  affrontare il tema su organi di stampa, evitando il corretto, confronto democratico ed abbandonando i lavori della commissione. Solo per questa ragione, per corretta e completa informazione, ho ritenuto necessario intervenire pubblica mente per sottolineare quanto segue:

– ll Governo ha presentato il proprio disegno di legge, siccome previsto dalla Legge 2/12013, entro i termini previsti dalla legge appena citata e dai lavori della IV Commissione dell’Ars, ritenendo doveroso utilizzare il tempo massimo previsto per la delicatezza della materia trattata.

– La IV commissione, presentato il disegno di legge governativo, ha ritenuto di dovere dare  la precedenza ad esso;

– durante le prime sedute il Governo ha relazionato circa i principi seguiti nel testo, nel rispetto della normativa comunitaria, della carta costituzionale, degli esiti del referendum popolare, delle intervenute sentenze della Corte Costituzionale;

– su richiesta dell’On.le Panepinîo, fatta propria dall’intera Commissione, il Governo ha presentato la predetta relazione per iscritto in modo da consentire, nella seduta successiva, appropriati ed utili confronti ed approfondimenti giuridici;

– nella prevista seduta la relazione del Governo è stata sostanzialmente condivisa dalla Commissione ad eccezione dell’On.le Panepinto che ha ritenuto di dover rassegnare per iscritto idee contrarie senza però spiegarne – come ci si sarebbe aspettati – le ragioni giuridiche sottese e, per altro, senza prender parte alla seduta, evidentemente per giustificati motivi;

– iniziata la disamina dell’articolato del disegno di legge, emendamenti e sub emendamenti, presentati nei termini detterti dalla Commissione, dai deputati rappresentanti le varie compagini politiche, sono stati approvati gli artt. 1 e 2 del disegno di legge con il costruttivo e prezioso
contributo anche dei deputati del PD, ivi compreso l’On.le Panepinto;

– allorchè si è passati all’esama dell’art. 3 del Disegno di legge, i deputati che avevano presentato emendamenti con riferimerrto a tale norma, hanno richiesto al Governo di compilare l’art.3 del disegno dì legge (che prevede, per la prima volta nella storia legislativa regionale, la costituzione della “AUTORITA’ Dl BACINO REGIONALE”) inserendo nel testo governativo gli emendamenti
proposti, evidentemente condivisi dallo stesso Governo;

– alla seduta successiva ìl Governo ha dovuto constatare il ritardo dell’inizio dei  lavori, a seguito di una riunione, evidentemente informale, alla quale avevano preso parte esponenti del Forum
dell’Acqua pubblica, il Presidente dell’Ars, il Presidente della IV Commissione e l’On.le Panepinto;

– il Governo ritenendo che ogni apporto, anche inforrmaale, ma ricondotto nell’istituzionale alveo della Commissione, potesse essere utile alla costruzione del miglior disegno di legge possibile, nulla ha osservato;

– nella seduta odierna (di ieri ndr), inaspettatamente, l’On,le Panepinto (per la verità in maniera poco urbana) ed altri esponenti del PD hanno chiesto di rinviare ilavori della Commissione per la disamina
dell’art.3 ad altra seduta, adducendo la necessità di un non meglio precisato confronto politico all’interno del PD e di non essere a conoscenza della compilazione del testo dell’art.3, i cui contenuti, in effetti, ben dovevano essere conosciuti trattandosi di redazione meramente compilativa che inglobava emendamenti già noti;

– la Commissione ha ritenuto di mettere ai voti l’ordine dei lavori e decideva, con i soli voti contrari del PD, di procedere all’esame dell’art.3.

– i deputati del PD hanno ritenuto di abbandonare la seduta, fatto in merito al quale lascio ai lettori ogni valutazione;

– hanno continuato a prender parte ai lavori gli esponenti del Forum dell’acqua pubblica, i quali hanno fornito, anche in occasione del confronto sull’art. 3 del disegno di legge, preziosi contributi per il tramite degli On.li presentì in Commissione;

– l’art.3 è stato votato ed approvato nella seduta odierna, mentre i lavori della Commissione proseguiranno domani (oggi per chi legge).

A questo punto mi corre l’obbligo di accettare il confronto “per pubblici proclami” proposto dai signori deputati del PD sintetizzando le norme salienti che caratterizzano il disegno di legge  governativo sotto  l’egida costituzionale, referendaria, in sostanza dell’acqua pubblica in assoluta sintonia con le idee del Presidente della Regione Siciliana, On.le Rosario Crocetta, anticipate nella campagna elettorale che lo ha portato ad assurgere alla carica regionale più alta.

Il Governo, nell’assoluto rispetto degli esiti referendari, all’art. 1 – già approvato con la fattiva presenza anche dei deputati del PD – dopo aver affermato che la pubblicità dell’acqua si caratterizza per i principi di “sussidiarietà” e “solidarietà” (il Comune che ha l’acqua deve renderla disponibile per le comunità che ne sono sprovviste o deficitarie; in buona  sostanza al bene acqua devono potere accedere tutti i siciliani alle stesse condizioni) ha, a chiare lettere, specificato di “promuovere la gestione pubblica dell’acqua” facendo propri gli esiti del referendum.

Inoltre, ha previsto: la possibilità di giungere ad una tariffa omogenea; la partecipazione popolare dei siciliani al governo de l’ acqua; la possibilità per i Comuni di gestire  il servizio in forma singola o associata. 

Mi corre anche l’obbligo di segnalare che il Governo Crocetta amministra mettendo già in pratica i principi dell’acqua pubblica come può riscontrarsi nella vicenda della società privata che gestisce il servizio idrico nella Provincia di Siracusa.

Sinceramente, alla luce di quanto sopra in maniera assai sintetica rassegnato, non riesco a comprendere il senso delle parole spese da esponenti del PD. Poiché credo fermamente nella democrazia, invito a prender parte ai lavori della Commissione e a continuare a fornire il loro fattivo contributo nelle sedi appropriate, magari astenendosi, dal fornire in sedi non istituzionali giudizi destituiti di fondamento, semmai aiutandoci, ove ce ne fosse bisogno, a costruire la legge migliore per i siciliani”.

Nicolò Marino

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