Un’operazione della polizia coinvolge
62 dipendenti dell’amministrazione comunale di Acireale. Tutti responsabili, a vario titolo, di truffa ai danni dell’ente pubblico e di falsa attestazione di presenza. Secondo quanto stabilito dalle indagini, sarebbero risultati al lavoro mentre in realtà non lo erano. A timbrare il cartellino – o a strisciare il badge – sarebbero stati dei colleghi compiacenti, che avrebbero goduto dello stesso servizio.
I poliziotti stanno notificando in queste ore numerosi
ordini di custodia cautelare a carico delle persone ritenute responsabili. Per tre dei 62 lavoratori sono stati disposti gli arresti domiciliari: Mario Primavera, Venera Lizio, Orazio Mammino. Per altri 12 l’obbligo di firma: Antonino Grasso, Mario Cocilovo, Giuseppe Calvagno, Carmelo Di Bartolo, Carmelo Amore, Pietro Currò, Anna Maria Anastasi, Teresa Messina, Orazio Musmarra, Pietro Valerio, Salvatore Trovato, Santo Trovato. I restanti 47 sono stati denunciati in stato di libertà. Alcuni dei dipendenti coinvolti erano già stati spostati dal loro posto di lavoro per decisione dell’amministrazione comunale.
L’attività degli investigatori, coordinata dai magistrati Marco Bisogni e Pasquale Pacifico, è iniziata a febbraio 2015. E si è avvalsa di intercettazioni ambientali e videoriprese. Metodi che hanno permesso di mettere in luce quella che la procura di Catania definisce «una consolidata e articolata prassi da parte di numerosi dipendenti del Comune di Acireale». Che sarebbe consistita «nella “strisciatura plurima” dei badge personali presso gli appositi “rilevatori di presenza”». Uno stratagemma che permette di fare risultare al lavoro un dipendente che invece si potrebbe trovare da tutt’altra parte. E fargli percepire regolarmente la paga oraria.
Le indagini si sono fermate il 13 marzo. Quando uno dei dipendenti comunali, poi indagato e posto ai domiciliari, prima di effettuare la strisciata del badge di presenza si è accorto della telecamera posizionata dalle forze dell’ordine. Quindi ha preso una sedia rossa, c’è salito su, ha raggiunto la videocamera posta nel controsoffitto e l’ha resa inutilizzabile. L’attività degli investigatori si è poi concentrata a scoprire chi, tra i dipendenti pizzicati, fosse solito a coprire le proprie assenze col metodo fraudolento. Il caso più emblematico è risultato essere quello di un uomo che, nel periodo d’indagine, non si è mai recato al lavoro se non raramente. Ma grazie alle strisciate effettuate a suo nome da una collega compiacente – «specificamente incaricata», sottolinea la procura – non ha perso un solo euro del suo stipendio mensile.
«Spero che gli impiegati coinvolti possano trovare ragioni per
giustificare i fatti contestati – dice il sindaco di Acireale Roberto Barbagallo – Bisogna essere severi nei confronti di coloro che adottano atteggiamenti che vanno contro la pubblica amministrazione. ma attenzione a non fare di tutta l’erba un fascio». Il Comune è pronto a costituirsi parte civile qualora sulla vicenda si aprisse un processo: «E confermiamo fin da ora la massima collaborazione con la procura e le forze dell’ordine, a cui forniremo subito tutti gli atti in nostro possesso necessari per le indagini», conclude il primo cittadino.
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