Dopo i 400mila euro del 2021, altri 640mila di quest’anno. La lite giudiziaria tra il Comune di Acireale e la ditta di raccolta dei rifiuti Senesi registra un’altra cocente sconfitta per l’ente locale. Con tre sentenze, due delle quali arrivate nelle scorse settimane, il tribunale di Catania ha annullato ufficialmente una lunghissima serie di sanzioni che gli uffici avevano elevato all’impresa con sede in provincia di Fermo, tra l’inizio dell’autunno 2014 e la tarda primavera del 2016. Ovvero nel periodo in cui a guidare la città dei cento campanili era il sindaco Roberto Barbagallo. All’origine delle multe c’erano delle presunte inadempienze nello svolgimento del servizio così come previsto dal capitolato speciale d’appalto stipulato con la società d’ambito AciAmbiente. Prestazioni che il Comune pagava oltre mezzo milione di euro al mese. I giudici, però, hanno stabilito che l’impresa dovrà essere rimborsata dei compensi trattenuti per via delle sanzioni; somme a cui vanno aggiunte le spese e gli interessi legali previsti dal decreto legislativo 231 del 2002, che ha disciplinato le misure di contrasto ai ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali.
Le decisioni non riguardano il merito delle contestazioni, ma le modalità con cui le stesse sono state fatte. O meglio: il tempo trascorso dal momento in cui i controllori hanno individuato la non coretta esecuzione del servizio di raccolta della spazzatura e quello in cui è stata notificata la contestazione alla Senesi. «Le contestazioni avvenívano sempre con delle note che venivano comunicate dal Comune alla società a distanza tra sei e dieci mesi dal fatto contestato, a seguito delle quali la società presentava quasi sempre – si legge in una delle sentenze – delle controdeduzioni. Infine, a distanza di circa un anno dalla comunicazione delle contestazioni, il Comune, con un’altra nota, trasmetteva alla società una determinazione dirigenziale direttamente applicativa delle penali». Il rilievo ricalca quello che, l’anno scorso, portò ad altre sentenze a favore dell’impresa. Per i giudici, gli uffici comunali avrebbero avuto un massimo di due mesi per avviare l’iter propedeutico alla sanzione. A essere tirato in ballo, in assenza di differenti previsioni contenute nel capitolato d’applato, è l’articolo 1667 del codice civile, nella parte in cui specifica che «il committente deve, a pena di decadenza, denunziare all’appaltatore le difformità o i vizi entro sessanta giorni dalla scoperta».
Con gli ultimi pronunciamenti, la somma complessiva che il Comune di Acireale dovrà pagare alla Senesi supera abbondantemente il milione di euro. Sulla carta l’ente può ancora proporre appello e contestare la sentenze, ma, considerato il rischio di vedere lievitare la somma per via degli interessi legali, non è da escludere che da via Lancaster i vertici dell’amministrazione decidano di fermare qui la lite e riconoscere il dovuto all’impresa.
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