Si tratta di Carmela Bottino e Sebastiano Fichera, impiegati comunali e responsabili di gare d'appalto per il servizio Home care. Quello finito al centro dell'inchiesta etnea su un presunto giro di mazzette che coinvolgerebbe anche il sindaco Ascenzio Maesano e il consigliere comunale Orazio Barbagallo
Aci Catena, avvisi di garanzia a due dipendenti «Un atto dovuto, sequestrati i loro computer»
Due avvisi di garanzia per altrettanti dipendenti del Comune di Aci Catena. Li ha emessi la procura di Catania nell’ambito dell’inchiesta per le presunte tangenti che il sindaco Ascenzio Maesano e il consigliere comunale Orazio Barbagallo avrebbero preso da Giovanni Cerami, direttore generale dell’azienda Halley consulting spa. I nuovi provvedimenti sono indirizzati ai lavoratori Carmela Bottino e Sebastiano Fichera. Entrambi sono stati responsabili di gare d’appalto per il servizio Home care, finito al centro dell’inchiesta della magistratura etnea.
«Al momento nei confronti di Bottino e Fichera non è stata formulata nessuna ipotesi di reato», precisa l’avvocato Orazio Consolo, legale dei due dipendenti comunali. «L’avviso di garanzia è un atto dovuto, perché il giorno dell’operazione della Dia sono state sequestrate, in Comune, le due postazioni computer dei dipendenti». L’avviso di garanzia, dunque, in questa circostanza servirebbe a permettere agli impiegati di tutelare le proprie posizioni. «In questo modo hanno potuto affidarsi a un legale», conclude Consolo.
Il fermo nei confronti di Ascenzio Maesano e Orazio Barbagallo è avvenuto lo scorso 10 ottobre, ma solo ieri la giudice per le indagini preliminari Anna Maggiore, accogliendo la richiesta della procura catanese, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei loro confronti. Entrambi si trovano ancora detenuti nel carcere di piazza Lanza. Diversa la posizione di Giovanni Cerami, nei confronti del quale sono stati disposti gli arresti domiciliari.
Secondo gli investigatori, i tre sarebbero i vertici di un triangolo fatto di mazzette: Cerami avrebbe pagato 15mila euro per ottenere il rinnovo dell’appalto per la manutenzione di hardware e software del servizio Home care. Cifra che i due amministratori avrebbero diviso equamente nel corso di un appuntamento ascoltato a distanza dagli uomini della Direzione investigativa antimafia.