Aci Castello, ritardi sui lavori al collettore fognario Sindaco: «Attendiamo autorizzazioni da alcuni enti»

«Il collettore è un’opera di assoluta importanza per la salute pubblica e del nostro mare. Non possiamo più aspettare e perdere tempo». Carmelo Scandurra, sindaco di Aci Castello, taglia corto. A MeridioNews ammette come non voglia attaccare nessun Comune né entrare in aspetti tecnici, ma «la questione fondamentale è quella di non allungare ulteriormente i tempi per la realizzazione dell’opera». La rete che dovrebbe raccogliere le acque reflue e collegare Aci Trezza e Vampolieri fino al depuratore di Pantano D’Arci dovrebbe essere completata entro il prossimo anno, ma adesso a mancare sono alcune autorizzazioni utili a realizzare le dieci stazioni di sollevamento: una dovrà essere posizionata a Capomulini, cinque saranno impiantate ad Aci Castello e quattro a Catania. Si tratta di un sistema di pompaggio a sostegno di tutta la struttura castellese che dovrà portare gli scarichi verso le fognature. Un passaggio necessario che, però, adesso, rischia di stoppare i lavori per altri mesi e di portare il tutto oltre il 2022, anno previsto per la consegna.

E mentre i cantieri su via Livorno, lungomare Scardamiano e via Vampolieri attendono di ripartire, Scandurra ha chiesto l’intervento della prefettura. «Giorno sei agosto abbiamo avuto un primo incontro con la viceprefetta – afferma Scandurra – e con i Comuni di Acireale e Catania, che dovranno autorizzare i lavori per le stazioni. Grazie al responsabile unico del procedimento abbiamo scritto anche agli enti gestori dei sottoservizi. Alcuni di questi non hanno mandato un cronoprogramma dei lavori che si dovranno realizzare. Per questo motivo, giorno 26 agosto, ci sarà un altro tavolo a cui parteciperanno i tecnici delle ditte responsabili dei sottoservizi per dirimere la questione». Raggiunto dalla nostra testata, il sindaco di Acireale Stefano Alì afferma come il blocco dei lavori per la stazione di sollevamento a Capomulini è dovuto al periodo estivo. La zona balneare in questi mesi è molto frequentata. «Chiediamo che i lavori vengano realizzati da ottobre in poi – dice il sindaco acese – Perché adesso potrebbero rappresentare pesanti ripercussioni sulla viabilità».

I lavori per il collettore di Aci Castello sono costati oltre 20 milioni di euro di fondi comunitari e vedono la Regione come stazione appaltante. Iniziati nel 2017 dopo un iter burocratico durato 12 anni, le opere già nel 2018 rischiavano di essere bloccate a causa di una notifica di pignoramento arrivata alla ditta, come aveva comunicato l’allora sindaco Filippo Drago. Superato il problema burocratico, sono sopraggiunti i problemi legati al bilancio. «Inizialmente i lavori erano considerati di natura straordinaria – aggiunge il primo cittadino – In seguito sono stati inseriti nel bilancio della Regione. Questo ha fatto dilatare ancora di più i tempi».

Le stazioni di sollevamento avranno una larghezza di 70 metri quadrati e una profondità di sei metri. «Su dieci, tre non sono interessate dai sottoservizi – conclude Scandurra – Ciò significa che non hanno bisogno di particolari lavori per essere fatte. Tuttavia siamo ancora in attesa delle autorizzazioni. La priorità del collettore passa dalla salute dei cittadini fino alle questioni inerenti alle sanzioni che la Comunità europea infligge alla Regione e all’Italia a causa dello sversamento in mare delle acque reflue». Quello delle sanzioni comunitarie è un altro dei problemi che pesano, di conseguenza, sulle casse degli enti locali e quindi dei cittadini. Solo su Catania grava un onere di 5,5 milioni di euro annui. Un conto salatissimo che annualmente fa accumulare diversi milioni di euro da pagare.

Da non sottovalutare sono poi i dati forniti da Legambiente. Il circolo etneo, dopo le analisi alle acque delle coste siciliane svolte da Goletta verde, il mese scorso ha fatto sapere che le aree di Aci Trezza e Aci Castello sono fortemente inquinate. Nel Catanese, per venire incontro al problema delle acque reflue e al pericolo di inquinamento delle coste, molti Comuni sembrano aver sbloccato gli iter per la progettazione di nuovi depuratori, anche se per il completamento dei lavori si dovrà aspettare ancora. Dopo uno stallo di quasi dieci anni, infatti, ad Acireale è stato aggiudicato l’appalto per la progettazione di un depuratore che dovrà servire anche i Comuni di Aci Catena, Aci Bonaccorsi, Aci Sant’Antonio, San Giovanni la Punta, Trecastagni, Valverde e Viagrande

Le operazioni sono state mandate avanti dal commissario unico del governo Maurizio Giugni, succeduto a Enrico Rolle, che aveva iniziato quella che per molti è una vera e propria sfida: ovvero iniziare il progetto del depuratore nelle zone etnee. Ai due lotti del depuratore di Acireale si aggiunge quello di Mascali, dove finiranno anche i reflui raccolti a Santa Venerina e Zafferana. Nel frattempo si attende la progettazione definitiva per il nuovo depuratore di Pantano d’Arci, che dovrebbe servire intorno a 565mila abitanti. Per l’ammodernamento del depuratore siamo ancora alle prime fasi di indagini propedeutiche. L’opera consiste in una rete fognaria di 360 chilometri per sette lotti, dal valore di oltre 400 milioni di fondi comunitari e nazionali. I lavori dovrebbero iniziare nel 2023 e hanno l’obiettivo di servire Catania, Gravina di Catania, Tremestieri Etneo, Aci Casetello, Sant’Agata Li Battiati, San Gregorio, San Giovanni la Punta e Acireale. 


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