«Recinzioni da autostrada dove restano gli ultimi lembi di un litorale ormai distrutto». È la denuncia di Legambiente Catania, insospettita da alcuni lavori di messa in sicurezza a nord di Punta Aguzza, a poca distanza dal sito di interesse comunitario e su una parete lavica di pregio. Lavori che servirebbero alla realizzazione di un solarium privato, con il benestare della soprintendenza e del genio civile. Ma non del Comune castellese, come sottolinea il sindaco Filippo Drago
Aci Castello, reti e chiodature sulla scogliera «Paesaggio alterato per l’ennesimo lido»
Ancora un tratto di costa deturpato per un lido privato. È la nuova denuncia di Legambiente Catania, che guarda con sospetto i lavori in corso sul litorale di Aci Castello, a nord di Punta Aguzza. Reti e chiodatura sulla parete lavica, «che stanno determinando profonde e irreversibili alterazioni ambientali e paesaggistiche – spiega Renato De Pietro, presidente dell’associazione ambientalista etnea – Sembra per la realizzazione di un nuovo lido balneare, con lautorizzazione del Genio civile e il nulla osta da parte della Soprintendenza ai Beni culturali ed ambientali di Catania». Ma non quello, necessario, del Comune di Aci Castello, fa sapere il sindaco Filippo Drago.
Un piccolo giallo burocratico che l’associazione ambientalista chiede alle autorità competenti di risolvere con un controllo urgente. «Abbiamo scritto l’esposto appena abbiamo saputo – spiega De Pietro – Non c’è stato il tempo di richiedere la documentazione ufficiale perché passerebbe almeno un mese e i lavori intanto sarebbero già finiti». Ma dal primo cittadino Drago arrivano già, tramite CTzen, alcuni chiarimenti: «L’area è di competenza della Regione che ci ha chiesto il nulla osta per alcuni lavori di consolidamento e mitigazione del rischio che sarebbero serviti alla costruzione di un solarium – spiega il sindaco – Noi abbiamo dato parere positivo alla messa in sicurezza, che non guasta mai, ma contrario al lido».
Lavori a questo punto poco utili per un privato, ma che comunque sono cominciati. «Che vi posso dire? Ciascuno può sognare di riuscire a fare quello che vuole», taglia corto il sindaco. «Di certo c’è però che un privato non mette in sicurezza un tratto di scogliera per fare beneficienza», ribatte il presidente di Legambiente Catania. Che comunque ricorda come la zona sia troppo vicina al sito di interesse comunitario Fondali di Aci Castello, a cui appartengono le isole Lachea e dei Ciclopi «e formalmente dovunque ci sia acqua», aggiunge. «In ogni caso, la presenza del Sic impone la procedura della valutazione di incidenza, ma non si è a conoscenza se essa sia stata realizzata o meno». Un documento utile a valutare l’impatto ambientale di eventuali piattaforme, scarichi e di tutte le opere necessarie a un lido.
«Proprio dove restano gli ultimi lembi di una scogliera ormai distrutta – commenta De Pietro – In passato c’erano meno sensibilità, leggi e norme, ma oggi è inaccettabile». E anche poco utile secondo l’associazione etnea. «Se faccio un lido sotto a una scarpata, creo un pericolo dove prima non c’era. Perché la zona, al momento, è poco frequentata e raggiungibile solo via mare. È ovvio che poi devo provvedere a mettere in sicurezza». Deturpando il paesaggio «ed eliminando la peculiare vegetazione presente sulle rupi».
Perché quella del lungomare di Aci castello non è una scogliera lavica come le altre, avvertono da Legambiente. Formata da eruzioni preistoriche emesse dalle bocche laterali sul basso versante sud-orientale dell’Etna, è composta da diverse stratificazioni – spesse da uno a dieci metri – e con la caratteristica forma a dammusi: superficie levigata e arricciamenti in pieghe e grinze che gli esperti chiamano corde. «I campi lavici con tali morfologie sono relativamente rari sullEtna – spiegano dall’associazione – E vanno, quindi, considerati come emergenze geologiche di pregio».
E invece su queste rocce laviche «si stanno ancorando due strati di rete metallica, il primo a maglia stretta, utile per il trattenimento di massi di piccole dimensioni, del tutto assenti nell’area in questione, e il secondo a maglia più larga ma assolutamente inadeguato per trattenere il distacco di masse di roccia più significative». Solo alcuni degli interventi definiti «inutili» da Legambiente. Che chiede quindi agli organi competenti di «disporre limmediata sospensione dei lavori e il ripristino dei luoghi». «Perché andare a mettere nella bellezza di quei luoghi delle recinzioni da autostrada non mi sembra proprio il caso», conclude De Pietro.