Gli ultimi mezzi a transitare dal viadotto Himera sono stati due autobus che riportavano a Catania una scolaresca. Il racconto di un'insegnante: «Sull’asfalto abbiamo visto una crepa larga come il palmo di una mano. Solo dopo, però, abbiamo capito»
A19, pullman di studenti gli ultimi a passare Una docente: «Ci sentiamo dei miracolati»
Due pullman che riportavano a Catania cento studenti di alcune classi di terza media sono transitati poco prima del cedimento dei piloni del viadotto Himera sull’autostrada A19 Palermo-Catania. A raccontare questo particolare è una delle insegnanti incaricate di accompagnare la scolaresca catanese nel capoluogo siciliano. Una testimonianza che fa emergere la paura per quanto sarebbe potuto accadere durante il rientro a Catania, dopo la visita del mattino compiuta all’interno dell’aula dell’Assemblea regionale siciliana e nei palazzi del governo isolano.
«Solo quando sono tornata a casa, dopo avere appreso la notizia del cedimento dei piloni dai telegiornali della sera – racconta la maestra – ho preso coscienza del pericolo che abbiamo corso. Il pullman – continua l’insegnante – procedeva a velocità regolare, quando all’improvviso l’autista ha notato dallo specchietto retrovisore un mezzo, probabilmente della polizia, che lampeggiava con gli abbaglianti». L’autobus che conteneva i ragazzi ha attraversato proprio in quel momento il viadotto Himera, segnalato come pericolante da un autotrasportatore solo pochi minuti prima.
«Ho rivolto lo sguardo verso quello che accadeva di fronte a noi – prosegue la docente nella ricostruzione – e ho notato una profonda spaccatura sull’asfalto, larga come il palmo di una mano, che ha fatto sobbalzare leggermente il pullman. In quel momento, però, non ho dato grande importanza alla situazione». Superato il tratto, secondo questa ricostruzione dei fatti, la presunta auto della polizia scompare dallo specchietto. Con ogni probabilità, potrebbe essere il primo mezzo giunto sul posto, che in quei concitati momenti ha poi provveduto alla chiusura del tratto. «Ci sentiamo dei miracolati», conclude la docente.