Da circa venti giorni i residenti della frazione di Acireale hanno dato vita a un comitato, a cui è seguito un esposto «per riportare la legalità sulla spiaggetta». Messa in dubbio la regolarità di due strutture. Imprenditore «Accuse infondate»
A Santa Tecla è scontro per il lido sulla spiaggia Residenti attaccano: «Chiarezza su concessioni»
Da una parte il neo-costituito comitato formato da una trentina di cittadini. Dall’altra i gestori di due attività che si trovano a ridosso della spiaggia pubblica. A Santa Tecla, frazione marinara di Acireale, la controversia assume i panni dello scontro. Al centro del dibattito la spiaggia libera, che da anni, oltre a ospitare i bagnanti, accoglie un solarium per disabili e due strutture private con due diversi proprietari: un lido e un ristorante. Da qualche mese, però, alcuni residenti di via Cocole e via Argenta – strade che costeggiano la spiaggia – sono sul piede di guerra. «Il ristorante e il lido si ingrandiscono sempre di più fino a occupare due terzi della spiaggia – dice un componente del comitato a MeridioNews -. Oltre a occupare la visuale, queste due strutture hanno invaso via Pontinia, una strada vicinale di dominio pubblico, come certifica il catasto».
Le due costruzioni sulla spiaggia, secondo i residenti, sono diventate ormai una presenza fissa. «Il ristorante ha ottenuto la destagionalizzazione, quindi ha la sua attrezzatura in spiaggia tutto l’anno, ma se uno ci va rispondono che è chiuso – continua -. Mentre la struttura del lido, col tempo, si è avvicinata sempre più alle abitazioni. Il proprietario si vanta di offrire servizi ai disabili che dovrebbe concedere per legge».
A queste problematiche si aggiunge pure la paura dei cittadini che con le frequenti mareggiate i materiali di queste costruzioni possano staccarsi e causare pericoli, come già accaduto nell’autunno del 2018, quando quell’avvenimento causò la distruzione delle strutture, provocando molti danni. In questi giorni i componenti del comitato hanno prodotto un esposto, al quale allegano anche alcune foto.
Attraverso il documento il comitato chiama in causa l’assessore al Territorio del Comune di Acireale, l’Ufficio territoriale di Catania, l’Asp di Acireale e la Capitaneria di porto: «Chiediamo ai vari enti se le norme in materia edilizia e igienico sanitaria siano rispettate – sottolinea il residente -. Oltre alle dimensioni, infatti, ci sono molte perplessità su dove confluiscono gli scarichi». I residenti puntano il dito contro il demanio, a cui compete il controllo delle spiagge: «Faremo richiesta di accesso agli atti per valutare la bontà delle concessioni, fino a rivolgerci alla procura della Repubblica». Sempre secondo il residente il Comune non sarebbe esente di responsabilità: «Ci siamo rivolti al Comune, ma scaricano tutto al demanio».
Gli enti interessati, dal canto loro, si sono espressi relativamente al lido. Non è chiaro se sulla scorta dell’esposto presentato dai cittadini, ma sta di fatto che proprio lo scorso 26 novembre l’Ufficio territoriale di Catania (Uta) ha inviato un documento con cui, a seguito di alcuni sopralluoghi, ha riscontrato «difformità delle strutture montate, rigettando di fatto la richiesta di destagionalizzazione». Ad annunciarlo a MeridioNews è l’assessore all’Urbanistica Carmelo Grasso. «Di recente abbiamo richiesto tutti i documenti per ricostruire la questione – dichiara -. Con le difformità riscontrate dall’Uta, i proprietari dovranno rinnovare la richiesta di concessione».
Interpellato da questa testata, Angelo Lo Re, il proprietario del lido, risponde alle accuse. «Sulla destagionalizzazione non ne so nulla: adesso il lido è chiuso, ma aspettavamo l’ok da parte dell’Ufficio territoriale – replica -. Vedremo cosa succederà». Lo Re da due anni ha stipulato una convezione col Comune, che ha messo a disposizione il solarium per disabili. «Quanto è stato detto non è assolutamente vero: non ho mai fatto pagare i disabili, non ho nessun ritorno – prosegue -. Siamo l’unico lido della costa orientale che offre dei servizi per disabili». Il proprietario smentisce pure l’accusa di non avere un sistema fognario a regolare gli scarichi. «Abbiamo le apposite vasche, periodicamente ci serviamo del servizio di dismissione. Sono sereno perché ho sempre pagato le concessioni, anche perché diversamente andrei incontro ai controlli della Capitaneria di porto».
La polemica ad Acireale è divampata negli stessi giorni in cui, a Palermo, l’Ars ha recepito la norma nazionale che consente di prorogare di quindici anni le concessioni ai gestori di strutture private sul demanio marittimo. Una possibilità prevista dalla finanziaria nazionale dello scorso anno, ma che in Sicilia non era stata ancora adottata. La norma, dal canto suo, è stata attaccata da chi ritiene che contraddica le linee guida europee in materia di concessioni, in quanto minerebbe la concorrenza tra coloro che potrebbero ambire alla gestione dei tratti costieri partecipando a gare a evidenza pubblica.