Il cartello enorme sulla facciata di un immobile completamente ristrutturato in via Genovese, tra via Plebiscito e gli Angeli Custodi, presenta due refusi: uno voluto dal proprietario e l'altro dovuto ad un errore della tipografia. Uno fa ridere e l'altro riflettere sulla crisi, sulle difficoltà economiche dei catanesi e su quella di vendere una casa nella zona del centro della città, storico ma povero
A San Cristoforo svendesi appattamento Colpa della crisi (e del tipografo)
«Svendesi appattamento». L’immobile di via Genovese, all’angolo con via Ortolani, nel centro storico povero di Catania, tra San Cristoforo, gli Angeli Custodi e via Plebiscito, cattura subito lo sguardo perché è uno dei pochi completamente ristrutturati della zona – proprio accanto ce n’è uno malmesso e abbandonato – e poi per quell’enorme cartello attaccato alla facciata. Due refusi, uno voluto dal proprietario e l’altro no. Il signor Carmelo Aversa che da qualche tempo ha messo in vendita il palazzetto, che comprende anche un garage e una bottega, non l’aveva notato perché non va molto spesso in quella zona. «Cose dei pazzi, è stata la tipografia. Eppure ne fa tanti, è la più grande di Catania forse», ci dice al telefono.
Oltre che per il refuso in bella mostra però, il cartellone colpisce anche per l’errore voluto: quello svendesi che esprime la consapevolezza della crisi e il senso degli affari sincero e disarmato del possessore dell’immobile. «Sono momenti tristi, le banche non aiutano e per molti è difficile comprare casa, quindi volevo essere chiaro fin dall’inizio. Se ad un vendesi rispondono quattro persone, a uno svendesi possono farlo in sei», spiega.
Fino ad oggi ha ricevuto tante telefonate, ma nessuna trattativa si è concretizzata. Un po’ per la difficoltà ad accedere ai mutui da parte degli aspiranti acquirenti, un po’ perché alcuni non sono attratti dalla zona. «In Corso Italia avrei già venduto. Il quartiere è quello che è – afferma – ma è in pieno centro storico e da lì, in tre quattro minuti a piedi, si può raggiungere via Etnea, il Castello Ursino, il porto». Nell’attesa che si presenti qualcuno che possa e voglia fare l’affare, il signor Aversa tornerà da quelle parti: «A ‘sto punto – dice – devo andare a vedere il cartello».