A Palermo quasi 3mila senza dimora, 400 per strada Cinque milioni fino al 2021 per sostegno ai clochard

Sono numeri da emergenza nazionale quelli dei senza fissa dimora a Palermo. Il capoluogo siciliano è la terza città d’Italia dopo Milano e Roma e sono quasi in tremila a non avere una casa arrabattandosi o per strada (circa 400) o in centri di accoglienza e dormitori pubblici e privati, come la Missione di Speranza e Carità di Biagio Conte (che ne ospita oltre mille) o la Caritas, che ne accoglie un’ottantina.

Numeri che spiegano come si sia arrivati alla terza morte di un clochard in tre mesi, pochi giorni fa in via Crispi. Il 52 per cento dei senza dimora è costituito da migranti e il restante 48 per cento da italiani. Dati emersi oggi durante la conferenza stampa convocata in tutta fretta dal sindaco Leoluca Orlando e dall’assessore alla Cittadinanza Sociale Giuseppe Mattina, affiancati dai rappresentanti delle associazioni di volontariato, per rispondere alla pioggia di critiche piovuta addosso all’amministrazione comunale, anche da pezzi della maggioranza.

«Ringrazio tutti i consiglieri comunali, anche chi mi ha massacrato – dice Mattina -. Dicano pure che dormo e ben vengano le polemiche, gli ordini del giorno e le interrogazioni se servono a rimettere il problema dei senza dimora al centro dell’attenzione della città. Tre mesi fa, quando è morta la prima delle tre persone di cui parliamo, mi aspettavo che già l’indomani ci fossero manifestazioni di protesta, e invece non è successo niente. Anzi, è stato il Comune a organizzare la notte dei senza dimora e a rimettere al centro dell’attenzione chi è realmente invisibile».

Dormitori, mense, accompagnamento alla casa, alle relazioni sociali e al lavoro. Il piano di Palazzo delle Aquile per gli invisibili ammonta a oltre cinque milioni di euro a valere su fondi nazionali e comunitari. Nei prossimi giorni saranno attivati un servizio di accoglienza per transitanti («migranti senza permesso di soggiorno che sono stati espulsi e che girano per la città ma non hanno alcuna intenzione di restare», spiega Mattina), e saranno individuati nuovi luoghi straordinari di accoglienza «ma per ora preferisco non dire quali siano». Potrebbero essere beni confiscati? «Ci stiamo pensando», aggiunge Mattina senza sbilanciarsi, lasciando intendere tra le righe, pur senza ammetterlo, che è meglio non rivelare in anticipo le aree individuate per non suscitare le reazioni non sempre amichevoli dei residenti, come avvenuto in occasione delle proteste a ottobre contro il centro di accoglienza per migranti all’Acquasanta.

Entro febbraio saranno attivati, grazie al Pon Inclusione, i progetti per otto centri diurni per 160 persone, tre appartamenti housing led con 30 posti letto, appartamenti housing first con presa in carico di 200 persone singole o nuclei familiari, due dormitori per 70 persone, l’implementazione di due mense. A disposizione per questi interventi ci sono 2,8 milioni fino al 2020. Entro marzo, infine, sarà attivato grazie al Pon Metro un progetto di realizzazione di tre poli di housing per l’accoglienza diurna (per un totale di 60 posti) e notturna (per 72 posti) e lo svolgimento di attività di integrazione, presa in carico e inclusione attiva. Uno dei due poli avrà una riserva di 15 posti per persone in situazione di marginalità estrema che necessitano di cure sanitarie. L’intervento è coperto con 2,4 milioni fino al 2021.

Fra una decina di giorni Mattina incontrerà la commissione consiliare per discutere delle modifiche al regolamento sulle emergenze sociali e riaprirà il tavolo per il contrasto alla povertà (finito nel dimenticatoio per ammissione dello stesso assessore). «Il nostro obiettivo – sottolinea – non è solo individuare i classici luoghi di accoglienza notturna ma provare a innovare il sistema complessivo della presa in carico per offrire alle persone senza dimora un percorso di fuoriuscita. La scelta fatta da questa città, già da due anni è quella di sposare l’housing first, che identifica la casa, intesa come luogo stabile, sicuro e confortevole dove stabilirsi, come punto di partenza per avviare e portare a compimento ogni percorso di inclusione sociale. L’inserimento, dunque, non è solo abitativo ma anche sociale e lavorativo».

Nel frattempo il sindaco scriverà al Ministero del Lavoro per chiedere l’accesso dei senza dimora al Rei, il Reddito di Inclusione. «Noi stiamo procedendo ad attivare tutte le risorse disponibili e in tempi brevi – afferma Orlando -, spesso scontrandoci e denunciando la follia di politiche regionali e nazionali che tagliano i fondi per il sociale e di norme che accumunano nelle stesse procedure i servizi alla persona e gli acquisti di materiali, rallentando ogni possibilità di intervento».


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