Il 19 ottobre del 1944 i militari del regno d'italia spararono sulla folla che chiedeva case, pane e giustizia. Ci furono 24 morti e centinaia di feriti. Qualche bambino di allora e' ancora vivo. Ma la toponomastica della citta' non ha ancora reso un vero omaggio al ricordo di queste vittime
A Palermo, 70 anni fa, la strage di via Maqueda
IL 19 OTTOBRE DEL 1944 I MILITARI DEL REGNO D’ITALIA SPARARONO SULLA FOLLA CHE CHIEDEVA CASE, PANE E GIUSTIZIA. CI FURONO 24 MORTI E CENTINAIA DI FERITI. QUALCHE BAMBINO DI ALLORA E’ ANCORA VIVO. MA LA TOPONOMASTICA DELLA CITTA’ NON HA ANCORA RESO UN VERO OMAGGIO AL RICORDO DI QUESTE VITTIME
da Giuseppe Scianò
leader degli Indipendentisti siciliani
riceviamo e volentieri pubblichiamo
Gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu ritengono che, con lapprossimarsi del 70° anniversario della Strage, avvenuta il 19 Ottobre 1944 nella centralissima Via Maqueda, a Palermo, siano doverose alcune riflessioni.
E importante, innanzi tutto, tanto per la Città di Palermo che per la Sicilia tutta, ricordare i valori, gli ideali, il terribile stato di necessità, i bisogni più impellenti e la disperazione che avevano animato la grande, pacifica e generosa manifestazione popolare, finita poi in un tragico bagno di sangue.
Ciò avvenne allorché una cinquantina di soldati della Divisione Sabauda dellEsercito del Regno dItalia (che in Sicilia avevano funzioni di Pubblica Sicurezza e di Ordine Pubblico) furono chiamati per disperdere, appunto, i manifestanti che si erano ammassati allingresso del Palazzo Comitini, allora sede della Prefettura del capoluogo dell’Isola. Una delegazione aveva cercato, infatti, di parlare con il Prefetto, che in quel momento era il più importante Organo istituzionale del Governo italiano nella Provincia di Palermo.
In mancanza del Prefetto, quel giorno fuori sede, i manifestanti cercarono di parlare, quanto meno, con il Vice Prefetto, Pampillonia.
In quel trambusto, i militari, chiamati dalla Prefettura e giunti su due camion – vedendosi circondati dalla folla, – non esitarono ad adoperare le armi e le bombe a mano
Va precisato, al riguardo, che le disposizioni del Governo Italiano in materia di ordine pubblico in Sicilia parlavano chiaro: in Sicilia – al minimo segnale di contestazione – si doveva usare il pugno di ferro. Contro i Siciliani, ovviamente. Fossero, questi, ribelli o no.
Quello che successe ha dellincredibile. Ma, fortunatamente, è ben documentato
Fu una strage di innocenti, insomma! Innocenti che avevano il torto di aver chiesto pane e lavoro… Ed anche di aver protestato ad alta voce contro il Governo Italiano; contro le Autorità costituite, ai vari livelli, ma niente affatto allaltezza della situazione.
Quella gente protestava, contemporaneamente, contro l Intrallazzo, contro la Mafia, contro la Fame, contro il Caro-vita, contro la mancanza assoluta di servizi essenziali (come Acqua, energia elettrica, gas); contro la mancanza di mezzi di trasporto; contro la corruzione dilagante. Nonché contro la mancanza, o comunque la penosa inadeguatezza, di tutti i servizi pubblici essenziali.
Non parliamo, poi, della mancanza di alloggi, essendo stato il patrimonio edilizio della Città, in grandissima parte, distrutto dai bombardamenti aerei a tappeto, protrattisi fino a tutto il mese di Maggio (ed anche oltre) dellanno precedente.
Ci riserviamo, fra qualche giorno, di parlare in maniera più organica di quella vicenda, peraltro emblematica anche della condizione coloniale della Sicilia.
Dobbiamo stigmatizzare, per il momento, che, oggi, soltanto la grande lapide posta nel cortile interno del Palazzo Comitini ricorda i nominativi di quelle 24 sfortunate vittime, non poche delle quali giovani ed anche bambini e donne.
I feriti si contarono a centinaia ed in maggioranza ricorsero ai medici privati piuttosto che agli ospedali, dove correvano il rischio di essere schedati dalla Polizia.
Per completezza di informazione, dobbiamo dire, in merito alle iniziative rivolte a ricordare quei tragici fatti, che pare sia stata deliberata, dal Consiglio comunale di Palermo, la intitolazione di una strada della Città alle Vittime della Strage del 19 Ottobre 1944. Bisogna, tuttavia, aggiungere che, fino ad oggi, la maggior parte dei palermitani, compreso lo scrivente, non ne conosce con esattezza lubicazione. Né pare che sia stata apposta alcuna targa sul luogo, con lindicazione esatta della denominazione.
Evidentemente ancora oggi, a 70 anni di distanza dal loro martirio, le Vittime, che meritano certamente molto di più, non hanno un riconoscimento pubblico adeguato, nella loro stessa Città.
Occorre, pertanto, rimediare al più presto, anche perché una iniziativa del genere bene si inquadrerebbe nel clima generale di risveglio culturale in corso.
Poichè, tuttavia, la ricorrenza del 70° anniversario è un evento in sé molto particolare e significativo (anche perché vede ancora vivi alcuni dei sopravvissuti alla Strage), sarebbe bene che, ove non fossero state – come sembra – completate le procedure burocratiche relative all’intitolazione della strada, unapposita lapide, momentaneamente e simbolicamente, fosse collocata nei pressi del Palazzo Comitini, dove dovrebbe sussistere la via dedicata alle Vittime.
LFNS Sicilia Indipendente coglie loccasione per ribadire che, sia a Palermo che in tutta quanta la Sicilia, si debba fare qualcosa in più per rendere alle povere Vittime riconoscimento e memoria del loro sacrificio!
Un sacrificio che ha restituito parte della dignità perduta ai Siciliani. E che costituisce un contributo notevole alla lotta per la giustizia, per la libertà, per il progresso, per la crescita economica, per il diritto al futuro del Popolo siciliano, nonché per la democrazia ed, in una parola: per la rinascita morale e politica della Sicilia.
Non aggiungiamo altro!
Foto tratta da salvomusumeci.wordpress.com