Classe 1967, il magistrato è nato a Catania ed è qui che ha cominciato a formarsi prima con la laurea in Giurisprudenza e poi con un dottorato di ricerca in Diritto amministrativo-tributario. Nel 2017 è stato eletto all'Onu giudice della Corte penale internazionale
È catanese il giudice che valuterà i crimini di guerra di Putin Rosario Salvatore Aitala: «Sono fatti che invocano giustizia»
Un magistrato catanese giudicherà i crimini di guerra commessi da Vladimir Putin. Il giudice Rosario Salvatore Aitala fa parte del collegio di togati della Corte penale internazionale ed è stato scelto per occuparsi della guerra in Ucraina, assieme a Antoine Kesia-Mbe Mindua (Repubblica democratica del Congo) e Tomoko Akane (Giappone).
Nato a Catania nel settembre del 1967, è nello stesso capoluogo etneo che il magistrato, dopo la laurea in Giurisprudenza, ha frequentato anche un corso di Dottorato di ricerca in Diritto amministrativo-tributario. Dalla Sicilia si è poi spostato a Roma dove si è specializzato in Protezione internazionale dei diritti umani (nell’Università di Tor Vergata) e in Stato di diritto e Ricostruzione civile dei Paesi in stato di crisi (in Finlandia). All’Istituto universitario europeo ha conseguito il diploma in Diritto penale internazionale. Aitala è stato eletto all’Onu in qualità di giudice della Corte penale internazionale nel 2017.
L’ex funzionario di polizia, adesso insegna proprio Diritto internazionale all’Università Luiss a Roma. «Il diritto internazionale – ha scritto nel suo ultimo libro pubblicato nel 2021 con il titolo Diritto internazionale penale – è un modo di guardare il mondo» e diventare «testimoni di crimini che invocano giustizia». Crimini che il procuratore capo della Corte Penale internazionale Karim Khan ha voluto toccare con mano andando in visita a Bucha, la città simbolo dell’invasione russa, dove sono stati massacrati anche civili. «L’Ucraina è una scena del crimine – sono state le sue parole – Siamo qui per arrivare alla verità».
Ed è certo che, al momento, non manca il materiale per le indagini: arrivano infatti migliaia di segnalazioni provenienti dalle procure locali ucraine attraverso l’apposito sito in attesa di un esame che potrebbe richiedere mesi. Il primo passo verso la ricerca della verità è arrivato da Vienna, con la presentazione del rapporto ufficiale dell’Osce, l’organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa.