Si è aperto oggi, ma è presto slittato a gennaio, il procedimento a carico di otto dei militanti del centro popolare occupato etneo presenti allo sgombero di quattro anni fa. Un calendario che si prospetta non breve e che rende concreta la possibilità di non raggiungere i tre gradi di giudizio entro i tre anni ormai disponibili. E in cui il caso ha messo lo zampino: il pm è lo stesso che aveva richiesto l'identificazione dei poliziotti presenti quel giorno, accusati di aver usato la violenza sui manifestanti senza alcuna ragione
Experia, processo rimandato a gennaio Per gli attivisti si avvicina la prescrizione
Nessuna fretta sull’Experia. A quattro anni esatti dallo sgombero del centro sociale etneo, il 30 ottobre 2009, si apre il processo nei confronti di otto militanti presenti quel giorno. Ma subito in aula si rinvia di quasi tre mesi, al 22 gennaio 2014, per la prossima udienza di un calendario che si prospetta non breve. Almeno a giudicare dalla lista dei testimoni della difesa, accolta completamente dai giudici e con almeno 70 nomi da chiamare in aula per raccontare come andarono le cose quell’alba di quattro anni fa. «Si prospetta un serio e nutrito dibattimento», commenta soddisfatto Pierpaolo Montalto, legale della maggior parte degli imputati. Ma la parola che corre veloce di bocca in bocca è prescrizione. Uno scenario altamente probabile, considerato che sono già passati quattro dei circa sette anni in cui i reati contestati agli otto giovani si considerano decaduti. Troppo pochi per tutti e tre i gradi di giudizio. L’eventualità fa scappare qualche sospiro di sollievo, ma non solo: «In ogni caso, per noi sarebbe una sconfitta», commenta qualcuno.
L’aula seconda del tribunale etneo è affollata tra imputati, simpatizzanti e forze dell’ordine individuate come parti offese nel processo. A dover rispondere, a vario titolo, di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, istigazione a delinquere e travisamento (la copertura del volto che rende un soggetto irriconoscibile, ndr) sono Giacomo Cacia, Daniele Zito, Emanuele Feltri, Antonio Scalia, Federico Galletta, Fabrizio e Roberto Oliveri, Claudio Alonzo. Presunta vittima sarebbe stata invece parte del personale allora in servizio presso la Questura di Catania: il sostituto commissario Angelo Tangorra, il sovrintendente Agatino Todaro, la dottoressa M. C. Sanfilippo, l’allora vicequestore Alfredo Anzalone – nel frattempo promosso questore a Cosenza -, il primo dirigente Marilina Giaquinta, i vice questori aggiunti Orazio Marini e Alessandro Beretta. Più l’agente scelto Salvio Santi Spanò in servizio presso il decimo reparto della squadra mobile etnea.
A rappresentare l’accusa non è il magistrato che si è occupato del caso, Enzo Serpotta, ma il sostituto procuratore Alessandra Tasciotti. Una presenza giustificata dall’organizzazione del lavoro all’interno della procura etnea, ma che innesca un cortocircuito. Tasciotti infatti non si occupa del caso Experia per la prima volta. Già a settembre del 2012 si era pronunciata a proposito della denuncia nei confronti dei poliziotti che hanno attuato lo sgombero presentata da quattro – tra avvocati e rappresentanti politici – presenti quel giorno. In quell’occasione, il magistrato aveva chiesto al giudice di identificare gli agenti di polizia presenti, i quali non avrebbero avuto nessuna ragione per ricorrere alla forza, dando ragione ai denuncianti. Una posizione opposta a quella oggi rappresentata in aula.
Posizione che l’accusa intende provare tramite una lista di dieci testimoni della Questura etnea – ridotta a cinque dal collegio presieduto dal giudice Carmen La Rosa -, un dvd con delle immagini riprese il 30 ottobre 2009 dalla Digos etnea, un’informativa di polizia del 16 novembre, l’ordinanza di sequestro dell’Experia e una nota della direzione manutenzione e servizi tecnici del Comune di Catania a firma dell’ingegnere Filippo Riolo. Le difese risponderanno con una lista testi ben più lunga, due certificati medici, un video e cinque articoli di giornale che riportano le reazioni allo sgombero da parte di associazioni cittadine e forze politiche catanesi. Il tutto, però, non prima del prossimo anno.