Sono arrivati intorno alle 8 di questa mattina i due gruppi salvati ieri in due diverse operazioni. Tra di loro, sette donne in gravidanza subito trasportate in ospedale. Il salvataggio in mare è stato lento a causa dei tempi legati al trasbordo dalle precarie imbarcazioni a quelle della marina militare, ma le condizioni di salute generali dei viaggiatori sembrano buone. Con l'approdo di oggi doveva entrare in funzione il nuovo piano della prefettura etnea, ma tutto sembra svolgersi come sempre. Compreso il trasferimento al Palaspedini. Guarda le foto
Migranti, in 198 sbarcano al porto di Catania Non è pronto il nuovo piano di accoglienza
Catania ospita un nuovo sbarco di migranti, avvenuto questa mattina alle 8 al molo di Mezzogiorno e pianificato da ieri. In 198 – uno in meno rispetto alle prime notizie – sono stati soccorsi mercoledì durante due interventi differenti dalla fregata Maestrale della marina. Nel primo sono state tratte in salvo 76 persone di origine sub-sahariana, nel secondo 122 somali. I due gruppi, trasbordati sulla fregata Espero, sono stati condotti al porto etneo nelle prime ore di questa mattina. «Le operazioni sono svolte dalla marina direttamente in mare», spiega il capitano di fregata Pietro Ricci. Con l’operazione Mare nostrum, le modalità di salvataggio di quanti solcano il Mediterraneo a bordo di imbarcazioni precarie sono cambiate: «Vengono raccolti in mare e le procedure di trasbordo non sono semplici», prosegue il militare. Così come l’accoglienza, per la quale la prefettura etnea aveva previsto un nuovo piano che però non sembra essere applicato. E intanto, nel pomeriggio, un nuovo sbarco di 200 migranti è previsto al porto commerciale di Augusta.
Poche ore dopo lo sbarco, i mezzi dell’Amt sono già pronti al porto etneo per trasportare i migranti. Intanto i 198 sono stati accolti dalla Croce rossa di Catania che ha messo a disposizione le prime cure mediche. Chi ha avuto malesseri – soprattutto svenimenti – e le sette donne incinte presenti sui barconi sono stati trasportati agli ospedali Vittorio Emanuele e Garibaldi. «Dopo cinque giorni di viaggio sono felice di essere in Italia e di come ci hanno accolti – dice Abei, 25 anni, del Ghana – Io non voglio andare via, spero in un futuro migliore qui». Un’idea controtendenza rispetto agli ultimi sbarchi di migranti siriani che invece hanno rifiutato il riconoscimento per poter raggiungere i paesi del Nord Europa. Con una determinazione che ha provocato polemiche in città e la confusione delle forze dell’ordine. Tanto da spingere la prefettura etnea a varare un nuovo piano d’accoglienza, in teoria a partire da oggi.
Dopo lo sbarco dello scorso 8 ottobre e la fuga per le vie della città dei migranti che avevano rifiutato di sottoporsi al riconoscimento, le autorità hanno infatti disposto una serie di cambiamenti all’iter legato all’accoglimento e alle successive procedure legislative. Sono stati individuati all’interno del porto alcuni locali dove raccogliere i migranti nei primi momenti successivi allo sbarco. E, nel caso in cui dovessero rifiutare il riconoscimento, quanti non potranno essere portati nel Cara di Mineo dovrebbero essere trasferiti all’interno dell’ex caserma dei carabinieri della compagnia di Fontanarossa, nel quartiere Zia Lisa. Ma le stesse forze dell’ordine presenti al porto di Catania allargano le braccia: tutto si svolgerà come sempre, con i migranti smistati tra il Cara di Mineo e il Palaspedini di Catania.