Le fiamme hanno coinvolto le sterpaglie rischiando di propagarsi, tanto da rendere necessario l'intervento dei vigili del fuoco. I riflettori restano puntati ancora sui lavori di Dusty dopo l'accoglimento del ricorso da parte del Tar
Incendio alla Timpa di Leucatia. Vigili del fuoco sul posto Intanto sembrano continuare le opere nel polmone verde
Brucia la timpa di Leucatia, il polmone verde è stato preda delle fiamme, che sono divampate coinvolgendo sterpaglie con il rischio di propagarsi e intaccare buona parte dell’area. L’intervento dei vigili del fuoco si è reso necessario per domare il rogo. La colonna di fumo che si è levata da monte San Paolillo ha preoccupato i residenti fino a giungere anche al consigliere Graziano Bonaccorsi. L’esponente del Movimento Cinque Stelle prova a tenere alta l’attenzione sull’area naturale di Catania, sito naturale di grande interesse, con i resti dei bunker della seconda guerra mondiale e un’area oggetto di scavi archeologici. Il polmone verde catanese dallo scorso aprile è balzato alle cronache per una costruzione che Dusty immobiliare stava portando avanti in un terreno di sua proprietà all’interno dell’area. In quell’occasione Bonaccorsi, insieme alle associazioni Stelle e Ambiente e Sicilia antica, ha chiamato all’attenzione l’ufficio Urbanistica per alcune presunte irregolarità che stavano sorgendo nel cantiere immerso nel sito naturale. Dopo poco tempo dalle segnalazioni, a giugno sono arrivati i provvedimenti di sospensione dei lavori da parte degli uffici di Palazzo degli Elefanti.
A essere contestate erano state proprio le opere di rifacimento di due ruderi di proprietà della ditta che a Catania si occupa della raccolta dei rifiuti. E se da un lato l’amministratrice della società Rossella Pezzino de Geronimo ha provato a dimostrare la bontà degli interventi affermando di avere i pareri di Soprintendenza e Genio civile, dall’altro lato il Comune segnalava le irregolarità negli interventi sul tetto e le strutture portanti del secondo edificio dichiarando che le opere non erano attinenti alle dichiarazioni di inizio attività.
La questione era arrivata anche all’Ars e in parlamento. Dopo il blocco dei lavori, secondo lo stesso Bonaccorsi, sull’area in questione sarebbero venuti meno alcuni controlli. L’ultimo capitolo della vicenda si è concluso poche settimane fa quando, dopo essersi pronunciato, il Tar di Catania ha accolto il ricorso di Dusty annullando le misure emesse dal Comune perché quest’ultime non sarebbero state adeguatamente motivate.