E' il Begonia G., in quel momento di passaggio a mare tra Avola e Noto, ad accorgersi del barcone, avvicinarlo per accogliere a bordo i passeggeri e trasportarli al porto etneo. Sbarcati questa mattina e partiti da Siria, Egitto e Palestina - con diversi gruppi familiari con bambini e 69 minori non accompagnati -, le loro condizioni generali di salute sarebbero buone. Trasferiti in tarda mattinata al Palaspedini del quartiere Cibali, molti di loro rifiutano le procedure di identificazione. In aggiornamento. Guarda le foto
Migranti, in 263 salvati al largo di Siracusa Portati a Catania da mercantile panamense
Un gruppo di 263 migranti – 63 donne, 121 uomini e 79 minori di cui solo una decina accompagnati – provenienti da Siria, Egitto e Palestina, sono stati salvati ieri pomeriggio da un mercantile panamense a circa 70 miglia al largo dalla costa di Siracusa. Il barcone alla deriva è stato avvicinato dalla nave Begonia G., di passaggio in quel momento nel tratto di mare tra Avola e Noto e che ha trasbordato i passeggeri per condurli nel porto di Catania, dove sono arrivati all’alba di questa mattina. Secondo quanto comunicato dalla capitaneria di porto etnea, tra i migranti vi sono molti gruppi familiari, con donne e bambini, tutti provati ma in buone condizioni di salute. «Rispetto agli altri sbarchi è andata meglio – fanno sapere dalla Croce rossa – Finora non è stato necessario ospedalizzare nessuno». La maggior parte ha però paura. «C’era un minore di tra anni e mezzo terrorizzato – racconta una mediatrice palestinese – C’è voluto un po’ di tempo per tranquillizzarlo».
Le procedure di sbarco al molo di Mezzogiorno, cominciate all’alba, sono terminate questa mattina intorno alle otto. I passeggeri sono stati accolti in una struttura della protezione civile all’interno dell’area portuale in attesa di essere trasferiti, con gli autobus urbani Amt pian piano in arrivo, per l’identificazione e le procedure seguenti. Lì, circa due ore dopo, è stato portato loro da mangiare. Cornetti rifiutati come spesso capita, spiegano i soccorritori, per protesta: «E’ il loro modo per chiedere di essere lasciati liberi».
Nelle ore seguenti, mentre i palestinesi accettano le procedure di riconoscimento, la maggior parte dei siriani oppone resistenze. «Si tratta per lo più di persone agiate – spiega la mediatrice – Che avrebbero anche le possibilità economiche per restare qui, ma non vogliono essere riconosciute in Italia per raggiungere i parenti in Scandinavia». A metà mattinata inizia il trasferimento al Palaspedini, nell’omonima piazza del quartiere Cibali. Non più al Palacatania, come ipotizzato in un primo momento, né al Palacannizzaro, al centro delle polemiche delle scorse settimane per quella che è stata definita la prigionia di un gruppo di siriani rinchiusi per 12 giorni. «Lì non porteranno più nessuno», fanno sapere dalla Protezione civile. I 69 minori non accompagnati andranno invece nelle strutture a loro dedicate.
Tre migranti già identificati e dichiaratisi palestinesi, arrivati al Palaspedini nel primo gruppo di venti, si sono allontanati dalla struttura. Tra lo sgomento della protezione civile ma con l’accompagnamento dei Carabinieri, che spiegano : «In quanto palestinesi sono dei rifugiati. E’ un loro diritto».