Ancora donne protagoniste alla sala Verga: Tina Modotti e Alfonsina Strada, in un testo di Claudio Fava per la regia di Veronica Cruciani. Due percorsi spogliati del loro freddo ruolo storico, messi a nudo tra palco e schermi e coperti di passioni e cicatrici
Al teatro Stabile va in scena la vita di Tina & Alfonsina Dall’Italia al Sud-America, schivando i colpi della storia
Due donne diverse, Tina & Alfonsina. Due percorsi personali paralleli nella storia dei primi del ‘900, ma che sul palco dialogano la lingua comune della voglia di emancipazione. Tina Modotti, una delle più grandi fotografe del XX secolo, lo fa lasciando l’Italia e stabilendosi in America dove, grazie alla sua macchina fotografica, riuscirà a imporsi e a trovare il suo posto nel mondo. Alfonsina Strada, prima e unica donna a partecipare al Giro d’Italia, lo fa attraverso quella biciletta che diventerà per lei il volano per raggiungere l’indipendenza e affermarsi con la sua identità di donna.
Sul palco – dove spiccano due schermi, una telecamera e un piccolo set di registrazione – le due protagoniste, interpretate da Francesca Ciocchetti e Aglaia Mora, si raccontano senza filtri in un continuo gioco tra realtà e finzione. Entrando e uscendo dalla cornice luminosa della camera di registrazione, passano da attrici a registe l’una della vita dell’altra, in un mix perfetto tra recitazione e immagini video preregistrate curate dal video maker Lorenzo Letizia. Così le due figure, spogliate del loro ruolo storico, dentro il frame luminoso che domina la scena ideata da Paola Villani appaiono per come sono: due donne che si mettono a nudo, coperte soltanto dalle loro passioni e cicatrici.
Le due storie parallele si muovono veloci nello scenario fortemente mutevole dei primi decenni del Novecento, con la politica a dominare le vite dei cittadini e ancora di più delle donne. Dal fascismo in Italia agli intellettuali comunisti in Sud-America, nessuno regalerà niente alle due protagoniste. E il pubblico – agevolato dalla drammaturgia sonora di John Cascone, ai costumi di Riccardo Cappello e dalle luci di Gaetano La Mela – può cogliere agevolmente l’ansia delle di Tina e Alfonsina di rincorrere un sogno, ma anche il coraggio di superare stereotipi e pregiudizi ben radicati.
Un testo attuale quello scritto da Claudio Fava, non solo perché mostra – come dicono le protagoniste – «quanto è difficile essere donne», specie «quando nascono nella terra sbagliata», ma anche perché punta l’indice verso alcuni anacronistici cliché che, ancora oggi, continuano a vedere le donne determinate e indipendenti come persone fuori dal loro posto nel mondo.
Tina e Alfonsina, con caparbietà, raggiungono i propri obiettivi. Ed è così che, come per incanto, annullano le distanze geografiche: si ritrovano vicine, parlano della loro vita trascorsa sempre con il vento sbattuto in faccia e di come siano riuscite a schivarne i colpi. Ce l’hanno fatta. Tina dal cinema ai salotti, Alfonsina dalla campagne emiliane: sono uguali, sono una accanto all’altra. Il loro cuore battagliero è stato sempre uno e adesso può finalmente smettere di combattere.