La messa in sicurezza della timpa di Acireale è tra gli interventi finanziati dal Genio civile di Catania su cui piazza Verga ha acceso i riflettori. Ciò ha portato a un congelamento dell'iter. Una residente: «Ad attendere è anche una signora novantenne»
S. M. la Scala, un anno dopo la frana ancora senza casa «Lavori non collaudati». Appalto nel mirino della procura
«Da oltre un anno siamo fuori casa e ancora non c’è verso di rientrare. Ad attendere questo momento è anche una signora novantenne». L’ombra degli affari illeciti che sarebbero stati commessi all’interno del Genio civile di Catania oscura non solo l’immagine della pubblica amministrazione, di suo mal ridotta per scandali simili in giro per la Sicilia, ma si proietta anche sulle vite di chi non avrebbe interesse al mondo degli appalti. Coloro che dagli uffici pubblici si aspetterebbero nient’altro che la soluzione ai problemi. Nel caso dei residenti di Santa Maria la Scala, significherebbe tornare dentro le abitazioni minacciate dalla frana che, a fine novembre dello scorso anno, interessò la timpa di Acireale.
A occuparsi della messa in sicurezza del costone fu proprio il Genio civile all’epoca ancora guidato da Natale Zuccarello, l’ingegnere attualmente ai domiciliari perché ritenuto il vertice di un sistema criminale che avrebbe concesso appalti in cambio di tangenti. Per quel lavoro gli uffici di via Lago di Nicito individuarono come ditta esecutrice il consorzio Innova. «I lavori sono stati completati a febbraio ma per noi non è cambiato nulla perché è ancora in vigore l’ordinanza di sgombero – racconta a MeridioNews una donna -. Sono una decina le famiglie interessate. Qualcuno, come la signora anziana, è residente, altri hanno la casa stagionale o la affittano in estate ai vacanzieri». Il motivo per cui il divieto non è stato revocato è semplice: «Il Comune ci ha detto che i lavori non sono stati ancora collaudati – prosegue la residente – e ciò pare non sia stato possibile perché il responsabile del procedimento è uno dei funzionari arrestati».
L’appalto di Santa Maria la Scala è uno di quelli su cui si sono accesi i riflettori della procura di Catania, già mesi prima del blitz. In primavera, infatti, la finanza sequestrò documenti negli uffici del Genio e nelle sedi di diverse imprese. Tra queste anche la Cie, la ditta che per conto del consorzio Innova si era occupata del cantiere. In realtà – secondo la ricostruzione degli inquirenti – i lavori sarebbero stati effettuati da ditte terze, nell’ambito di una sorta di subappalto non meglio formalizzato. A finire sotto la lente dei finanzieri fu anche l’operazione con cui venne aumentata la somma per finanziare i lavori: da 120mila euro si passò a 204mila.
«I nostri uffici hanno scritto al Genio civile chiedendo lumi sui tempi con cui verrà effettuato il collaudo, ma finora nessuno ha risposto – spiega a MeridioNews il sindaco Stefano Alì -. Finché qualcuno non attesterà la regolare esecuzione delle opere non potremo revocare l’ordinanza». La rispsota che manca al Comune di Acireale potrebbe trovarsi fuori degli uffici del Genio. Dopo il blitz Genius, il lavoro della procura si sarebbe spostato sugli appalti rimasti fuori dall’ordinanza che ha fatto scattare gli arresti.