Anche la società municipalizzata - una delle quattro che dovrebbero entrare a far parte della Spa che dovrebbe gestire il servizio in tutta la provincia - è finita nell'occhio del ciclone. In città sono tanti i quartieri che soffrono le carenze idriche. La replica del presidente
Acqua, a Paternò l’Ama finisce nel mirino delle critiche «Inaccettabile non potere lavarsi di ritorno dal lavoro»
Estate di passione a Paternò sul fronte idrico. Disservizi idrici che hanno messo a dura prova la pazienza dei cittadini, in particolare quelli residenti nei quartieri Cristo Re, Villetta-San Biagio e Scala Vecchia. I residenti denunciano il fatto che da qualche mese l’acqua arriva a singhiozzo. In città il servizio è gestito dall’Ama, azienda municipalizzata acquedotto il cui presidente è Andrea Lo Faro. Tanti i cittadini che raccontano che l’acqua arriva nelle case, a seconda del quartiere dove risiedono, soltanto qualche ora al giorno. Tuttavia può verificarsi che i rubinetti restino asciutti per più di un giorno, creando notevoli difficoltà per coloro che non dispongono di una vasca di raccolta o per quelle che sono in possesso di una vasca di poche centinaia di litri. Molti sono costretti a recarsi nelle fontane pubbliche – le più gettonate sono quelle di via Stazione, zona Monafria e contrada Currone – con tanto di bidoni per portare a casa dell’acqua utile per le cose essenziali.
Stando a quanto appreso da MeridioNews, ci sarebbero anche casi di intere famiglie che abitano in una palazzina a più piani e sono costretti a rifornirsi con un’autobotte privata. Le specificità sono tante: per esempio, chi vive nel rione Cristo Re ha la consapevolezza di potere usare l’acqua fino alle ore 14; dopodiché bisogna farne a meno. «Nel pomeriggio non ne arriva e questo significa che chi torna a casa nel pomeriggio, dopo aver lavorato, non ha la possibilità di lavarci – denuncia uno dei residenti – Abbiamo segnalato più volte il disservizio agli uffici, ma non fanno altro che dirci che stanno lavorando alla soluzione del problema, ma in realtà non è cambiato nulla». I disagi ci sono anche per chi vive nel quartiere San Biagio. Qui un gruppo di cittadini esasperati ha incontrato i vertici Ama. E c’è chi ha aneddoti che suscitano rabbia: «Una volta qualcuno dal centralino mi ha fatto capire che dovevo ritenermi fortunato a ricevere l’acqua per due ore al giorno, come se non pagassimo bollette salate rispetto al servizio offerto».
«Abbiamo affrontato questo problema effettuando lavori di rifacimento della rete idrica che ancora non sono completi visto che non erano previsti gli allacci – replica il presidente di Ama Andrea Lo Faro – La società si è fatta carico di questi problemi procedendo agli allacci che sono circa mille e nel momento in cui quest’ultimi saranno ultimati daremo una risposta seria alla collettività». Tra i problemi che si sono registrati questa estate c’è anche stato anche un guasto al serbatoio di accumulo di contrada Palazzolo, che ha impegnato gli operai di Ama per parecchi giorni. «La situazione sta migliorando», assicura il presidente Lo Faro. Che poi sul fronte delle bollette sottolinea che «abbiamo quella più bassa in provincia di Catania».
Sul fronte della gestione del servizio idrico va ricordato che la legge da oltre vent’anni prevede che essa spetti a un unico soggetto per ambito che, nel caso della Sicilia, coincide con il territorio provinciale. Tale prescrizione, finora disattesa con la convivenza di tanti soggetti – grandi e piccoli, pubblici e privati -, dovrebbe essere rispettata nei prossimi mesi. L’Assemblea territoriale idrica, l’organo di cui fanno parte i 58 Comuni della provincia etnea, ha deliberato già l’anno scorso la costituzione di una società che dovrà rilevare il servizio sull’intero territorio. All’inizio si pensava dovesse trattarsi di una società consortile, composta da Sidra, Acoset, Sogip e Ama, poi la decisione è stata quella di costituire una società per azioni a partecipazione totalmente pubblica. Quel che è certo è che l’occasione non può essere sprecata, perché adeguarsi alla previsioni di legge significherebbe poter accedere ai fondi del Pnrr e, dunque, avere la possibilità di investire nel rifacimento delle reti idriche.