Un fine settimana importante per il turismo, soprattutto, quello scelto per avviare l'obbligatorietà del green pass per poter consumare all'interno di un locale. Dai ristoratori più rigidi, che hanno affisso l'ordinanza governativa, a quelli che non sanno di cosa si stia parlando
Primo week end all’insegna del green pass a Palermo In tanti si sono già organizzati, ma ancora «troppi bug»
L’obbligatorietà del green pass per sedersi a consumare al chiuso nei locali è scoccata dal sei agosto, ma sono stati i giorni immediatamente successivi il vero banco di prova, con il secondo fine settimana del mese più caldo dell’estate, il preferito dai vacanzieri per le loro ferie. Molti dei ristoratori a Palermo si sono fatti trovare pronti, ma ancora in troppi casi regna la confusione. Dopo il post polemico affidato ai social dal titolare di un noto ristorante di via Sammartino, che con un post – poi cancellato – annunciava la propria ribellione nei confronti delle imposizioni governative si temeva che in tanti seguissero l’esempio e chiudessero un occhio sul controllo del Qr code che attesta l’avvenuta vaccinazione contro il Covid-19.
«Scusate, devo controllare il green pass» dice il dipendente di una pizzeria in zona Calatafimi ai clienti di un tavolo che, nella foga della confusione del sabato sera, era sfuggito al primo controllo, con la coppia che aveva occupato direttamente i posti che aveva prenotato qualche ora prima. I controlli vanno a buon fine e la coppia può consumare con tranquillità la sua pizza. «Ci siamo adeguati in fretta – dice il dipendente a MeridioNews – Abbiamo preso un tablet per gestire l’app dei controlli. Al momento non abbiamo neanche mai dovuto controllare i documenti per situazioni anomale. Per ora tutto va avanti con tranquillità. Capiamo che è dura, ma sono le regole e la gente, devo dire la verità, sembra rispondere bene».
E il discorso non cambia – o quasi – in altri due locali, dove tuttavia le nuove regole sembrano essere state prese molto sul serio, con il divieto anche solo di sedersi al tavoli senza prima avere controllato il pass elettronico o cartaceo. In entrambi i casi, tuttavia, sono i ristoratori a lamentarsi del funzionamento dell’app di verifica. «Ci sono ancora troppe falle nell’app – dicono – Molti dei codici ancora non sono riconsociuti e non è raro che gli avventori si trovino a dovere uscire i documento per verificare che il nome del Green pass siano gli stessi». E i clienti? «Molti sono risentiti per il fatto della privacy» dicono ancora i commercianti che più volte durante la serata si sono dimostrabili davvero inflessibili, con tanto di circolare ministeriale in bella vista sopra al bancone.
Allontanandosi un po’ dal centro, tuttavia, ecco che saltano fuori le prime difficoltà: In un locale, con la scusa di alcuni malfunzionamenti dell’app, finiscono per fare entrare più o meno chiunque, controllando i clienti in maniera piuttosto superficiale. Ma se qualcuno non è proprio precisissimo, la risposta più stonata del piccolo viaggio di MeridioNews arriva da un pub il cui proprietario, con aria quasi basita e una tranquillità spiazzante dichiara: «Cos’è il green pass?»