Dopo i due casi a distanza di pochissimo tempo degli animali stramazzati al suolo, a cui è seguita l'ordinanza del Comune, si apre il dibattito. Ihp punta il dito contro le norme che regolano gli gnuri a Palermo. L'assessore: «Tutto è perfettibile, agiremo con urgenza»
Calessi, animalisti: «Regolamento non tutela i cavalli» Sala: «Lavoreremo a una carta dei diritti degli animali»
Due cavalli a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro stramazzano improvvisamente al suolo in piano centro a Palermo. Sono legati a un calesse, i loro gnuri tentano di rianimarli gettandogli addosso dell’acqua con un secchio. La scena viene ripresa e fotografata dai telefonini di passanti e turisti e quelle immagini fanno il giro del mondo. Un colpo basso anche per la visibilità di una città con grandi velleità turistiche, che finisce con l’avere i riflettori puntati per delle scene terribili di sofferenza che coinvolgono un aspetto che in qualche modo fa parte dell’offerta che Palermo porge a chi viene a visitarla.
Pronta allora la risposta dell’amministrazione comunale: in pochi giorni si prepara un’ordinanza, la numero 134, che vieta ai veicoli a trazione animale di circolare in quei giorni in cui la temperatura supera i 35 gradi per scongiurare ondate di calore. In contemporanea anche le forze dell’ordine hanno messo in campo maggiore attenzione, sanzionando uno gnuri sprovvisto di licenza e sequestrando calesse e animale. Piccoli accorgimenti che tuttavia non sono riusciti a convincere gli animalisti, specie quelli che si occupano di cavalli e conoscono la situazione dei calessi, non solo a Palermo, ma in tutte le città italiane dove il fenomeno è presente.
«Porre un limite sopra i 35 gradi non cambia molto quella che può essere la tutela della salute dei cavalli – dice a MeridioNews Sonny Richichi, il presidente della Onlus Italian Horse Protection, la prima associazione animalista italiana che si occupa della tutela dei cavalli – Oltretutto si tratta di una soluzione temporanea, dura 20 giorni e poi finisce, ma soprattutto non affronta il problema. Il regolamento sulle carrozze esistente a Palermo non contiene una sola parola sul benessere dei cavalli. Si tratta di un un documento prettamente burocratico che parla per lo più di autorizzazioni. La stessa idoneità al servizio non è basata su parametri specifici, la valutazione della salute sta ai veterinari dell’Asl, che spesso sono formati in altre specializzazioni. Difficilmente infatti tra loro ci sono veterinari specializzati sui cavalli».
«Meglio un limite che nessun limite – ribatte Toni Sala, assessore con delega ai Diritti degli animali – Ci siamo trovati di fronte a due episodi che hanno portato alla ribalta una criticità e allo stesso tempo a delle previsioni meteo che prospettavano nuove ondate di calore nei giorni immediatamente successivi. Mi sono preoccupato di individuare un limite o una fascia oraria per la quale il cavallo non venisse utilizzato per il traino, non lavorasse e ho consultato inizialmente il veterinario dell’Asp, che mi ha dato indicazioni su una temperatura vicina a quella regolamento diritti animali adottato a Firenze. Si tratta di un’ordinanza temporanea che certo, è perfettibile e non risolve, ma è comunque un inizio verso un regolamento a cui bisognerà lavorare con urgenza. Intanto ho contattato il presidente dell’Amap per mettere nei punti di stazionamento dei calessi delle fontanelle per l’abbeveraggio dei cavalli, inoltre potremmo modificare anche l’ordinanza a breve, inserendo oltre alla temperatura l’impatto che può avere il fattore dell’umidità». Sala ha inoltre assicurato che nessuno degli animali coinvolti negli spiacevoli episodi dei giorni scorsi è morto, contrariamente alle voci che si erano susseguite.
Il calore tuttavia potrebbe non essere il vero, o quanto meno l’unico, responsabile per quanto successo, sempre secondo Richichi. «Il cavallo è un animale adattabilissimo in natura, che può sopportare bene temperature anche più alte dei 35 gradi – spiega – I problemi sono altri, a cominciare dal contesto che può diventare pericoloso per due aspetti: le piazze e le strade dove ci sono schiamazzi, rumori, veicoli, fonti di paura che possono provocare reazioni improvvise dell’animale e l’esempio dell’incidente successo a Firenze qualche settimana fa ne è prova lampante. Vanno inoltre considerati fattori come lo smog, l’umidità, l’asfalto. Il cavallo è un animale che ha un apparato respiratorio delicatissimo e nel contesto urbano respira smog dalla mattina alla sera. Altra cosa a cui le persone non fanno caso: che vita fanno questi cavalli nell’arco delle 24 ore? Sono animali che per stare bene hanno bisogno di libertà di movimento, di pascolo, per natura, il cavallo è così, non lo possiamo modificare. E poi è un animale sociale, che ha bisogno di stare in branco con i propri simili. I cavalli utilizzati per i calessi vivono diverse ore attaccati a una carrozza e il resto della giornata rinchiusi in un box».
Anche su questo punto, tuttavia, l’amministrazione intende muoversi, secondo le parole dell’assessore Sala. «Se abolissimo i calessi – dice – violeremmo una legge dello Stato. Se questa legge cambiasse, allora insieme ai vetturini potremmo discutere di una possibile riconversione della loro attività, nel frattempo però, quello che possiamo fare è lavorare su un regolamento nuovo. A Palermo, città dei diritti, infatti, manca un regolamento sui diritti degli animali. Per questo stiamo pensando di redigerne uno da proporre in forma urgente al consiglio comunale, che sia condiviso in un tavolo tecnico con tutti i portatori di interesse: animalisti, veterinari, tutti coloro che hanno da condividere esperienze sul mondo degli animali. Un regolamento che non guardi soltanto alla tutela dei cavalli, ma di tutti gli animali in genere, per il loro benessere».