Nonostante fondi Cipe per oltre un milione di euro a disposizione, la situazione degli impianti di depurazione in Sicilia rimane pressoché immutata. Legambiente ha illustrato il dossier sullo stato di salute di fiumi e foci nell'isola e quello che emerge è un quadro sconfortante: situazione allarmante nelle province di Palermo e Catania, oltre alla zona industriale di Priolo e nei pressi di Gela
Goletta verde presenta i risultati delle analisi Inquinati l’Alcantara e il porto di Acitrezza
«Ad un anno esatto dal passaggio di Goletta Verde nell’isola siciliana ancora nulla è stato fatto per rimediare alla disastrosa questione della depurazione che aveva fortemente contribuito alla condanna dellUnione Europea all’Italia per inadempienza sulla Direttiva n.271 del 1991 relativa all’adeguamento del trattamento reflui urbani». È un quadro a tinte fosche quello presentato da Legambiente che ieri mattina, in occasione del passaggio della sua Goletta verde, ha illustrato i risultati del monitoraggio ambientale condotto nelle foci e nei corsi dei fiumi principali della Sicilia.
Maglia nera alla provincia di Palermo, dove sono stati effettuati quattro prelievi. Sia in città (nei pressi del tubo di scarico sulla spiaggia di Tonnara Bordonaro e nei dintorni di via Messina Marina) che in provincia (a Terrasini e Termini Imerese) le acque sono risultate fortemente inquinate. Non va meglio nella provincia di Catania. Sono risultate compromesse la foce del fiume Alcantara, nell’area tutelata dal parco fluviale – come spesso denunciato dagli ambientalisti – e il porto di Acitrezza. Nella norma i valori dei prelievi effettuati in città, alla foce del Simeto. Sorvegliata speciale la provincia siracusana: sono stati definiti fortemente inquinati sia i campioni prelevati nel capoluogo che nella zona industriale di Priolo. Nei limiti di legge, invece, i valori dell’area protetta di Vendicari, sia nell’omonima spiaggia che nella foce del fiume Tellaro.
Superano i parametri stabiliti dalla legislazione in materia di tutela ambientale anche le analisi in provincia di Caltanissetta, a Gela, e ad Agrigento, alla foce del fiume Salso. Preoccupazione anche a Castelvetrano, in località Marinella Selinunte, nei pressi del depuratore. Situazione sotto controllo a Erice e a Mazara del Vallo. Nel Ragusano, solo il campione prelevato a Scicli è stato giudicato inquinato. Nella norma quelli di Modica e nel capoluogo, nei pressi della foce del fiume Irminio, dove rimane alta l’attenzione degli ambientalisti per la presenza di attività di estrazione. La provincia che raggiunge gli obiettivi fissati da Legambiente è Messina: qui tutti e cinque i campionamenti sono risultati positivi.
Una situazione a dir poco preoccupante che stride fastidiosamente con le risorse potenzialmente impegnate nell’ambito della modernizzazione degli impianti di depurazione. I Comuni della Sicilia – ossia più della metà di tutte le amministrazioni condannate in tutta Italia – hanno a loro disposizione oltre un milione di euro. «Ma i fondi Cipe, in scadenza a dicembre 2013, rischiano di non essere utilizzati a causa della mancata progettazione da parte degli enti preposti», spiegano i vertici nazionali e regionali di Legambiente riuniti per presentare il dossier. Questi hanno rivolto agli enti locali un accorato appello affinché le risorse economiche vengano al più presto destinate al miglioramento di quella che rappresenta una bomba ecologica con inneschi multipli. Secondo un rapporto Istat del 2008, infatti, la Sicilia è la prima regione per mancanza di impianti di depurazione «con solo il 47,3% di adeguata copertura».