Dopo i roghi che hanno minacciato l'Isola, adesso arriva il momento della conta dei danni. C'è chi è alla ricerca del proprio bestiame e chi vede il proprio raccolto andato in fumo. «Non sappiamo come andare avanti», dicono i proprietari delle aziende
Emergenza incendi mette in ginocchio gli agricoltori «Abbiamo perso tutto. Le istituzioni si attivino presto»
La Sicilia piegata dagli incendi, con centinaia di ettari di terreni divorati dalle fiamme. Tutto è successo la scorsa domenica quando, nel giro di poche ore, una serie di roghi ha devastato la vallata di Troina, nell’Ennese, in uno scenario infernale. Il centro abitato, fortunatamente, è stato soltanto lambito, ma ad andare perduti sono stati i campi dove allevatori e agricoltori hanno speso e investito tanti soldi per mantenere i capi di bestiame e per mandare avanti il raccolto. Dalla notte tra domenica e lunedì i tanti che in quegli appezzamenti di terra hanno coltivato le loro fortune, adesso, non hanno più il foraggio per alimentare il bestiame, né acqua per innaffiare quel poco che il fuoco non ha carbonizzato.
«Qui in molti sono alla ricerca del proprio bestiame. Nel nostro terreno non è rimasto quasi niente. Non so come potremmo andare avanti in questo modo». A parlare a MeridioNews è Silvestro Amata, che insieme a suo padre gestisce dei terreni in contrada Cota, a Troina. «Ho dovuto portare il bestiame a pascolare nel terreno di un mio amico, perché stamattina non avevo più cosa dargli da mangiare – spiega Amata – Avevamo l’orzo, ma anche quello è andato perduto. L’unica cosa che si potrebbe fare per riprendere tutto è vendere il bestiame».
A Troina e dintorni le fiamme si sono placate soltanto alle prime ore del mattino di ieri. Il sindaco Fabio Venezia ha predisposto un’ordinanza che autorizza gli allevatori a spostare le mandrie in quei terreni dove possono nutrirsi. «Abbiamo iniziato la ricognizione dei danni, che sono veramente ingenti. Sapremo tutto nel dettaglio soltanto nei prossimi giorni – dice Venezia – Al momento abbiamo messo a disposizione degli allevatori il fieno in un’azienda agricola di proprietà del Comune. Il nostro è stato un gesto di vicinanza, ma stiamo parlando di centinaia di ettari andati in fumo: è impossibile riprenderci, se la Regione e lo Stato non intervengono».
Sempre nell’Ennese, tra le comunità più colpite dalle fiamme c’è Regalbuto. Dove il sindaco Francesco Bivona sta pensando a delle schede da fornire a tutti gli allevatori colpiti in modo da avere una fotografia precisa del contesto, per poi deliberare lo stato di calamità. Giuseppe Miraglia è un allevatore di Troina che, adesso, dopo aver fatto una prima stima dei danni, è alla ricerca dei suoi sei bovini.
«Tra Gagliano, Troina e Regalbuto siamo oltre 50 ad aver avuto delle perdite – racconta – Alcuni animali sono stati trovati morti, altri si stanno cercando. Si farà un censimento per ogni azienda agricola. Abbiamo bisogno di alcune direttive che snelliscano le procedure. Prima gli animali potevano autoalimentarsi, ma adesso, con tutti gli ettari andati in fumo, hanno bisogno del nostro aiuto». Il censimento dovrà essere supportato dai carabinieri, che dovranno basarsi sulle denunce fatte dagli allevatori. Poi toccherà all’Azienda sanitaria provinciale dare le autorizzazioni per spostare il bestiame. «Tutta la macchina per stabilire l’entità dei danni è partita da poche ore – prosegue Miraglia – Ma, se non si semplificano i passaggi burocratici, si perderà molto tempo. E qui ogni giorno che passa è fondamentale: sono andati in fumo sei mesi di pascolo».
Da quanto sottolineato dall’agricoltore, gli incendi di questi giorni si sono verificati anche altri anni. «Ma mai così importanti – afferma – Il vento ha fatto sviluppare ulteriormente le fiamme, che hanno bruciato qualsiasi cosa, tra monte Salice, Serra Buscemi, Castelluccio e contrada Castagna. E, rispetto agli altri anni, il personale dei vigili del fuoco e della protezione civile era ridotto: non ho visto nessuno coordinare i canadair e nei campi, a spegnere le fiamme, erano in pochi. Eppure hanno fatto il possibile. Non so se la Regione ha tagliato i fondi, ma bisogna fare qualcosa. Noi, intanto, non staremo con le mani in mano».
A bruciare sono state anche alcune zone del Siracusano. In contrada Targia, a fare i conti con gli incendi è stata l’azienda Pupillo, produttrice di olio e vino nel quartiere Epipoli. Qui, nella giornata di domenica 4 luglio, hanno preso fuoco svariati ettari di erbe aromatiche e alcune piante di ulivo. «L’incendio si è sviluppato nell’ora di pranzo – afferma a MeridioNews Sebastiano Pupillo, che insieme alla sorella manda avanti l’azienda di famiglia – All’inizio abbiamo dovuto fronteggiare le fiamme con gli innaffiatoi che irrigano i terreni. Abbiamo chiamato i vigili del fuoco, ma per 40 minuti non siamo riusciti a parlare con nessuno. Il problema, credo vada risolto alla radice, perché non siamo di fronte a casi isolati. Tra l’altro questa è una zona d’interesse archeologico, ma versa in stato di abbandono»
Intanto, nella giornata di lunedì il presidente Nello Musumeci ha annunciato i primi fondi per quella che si presenta come una vera e propria calamità. Per il presidente della Regione si tratta di incendi per buona parte di natura dolosa, la cui responsabilità, inoltre, sarebbe aggravata da chi non rispetta le norme che impongono ai proprietari dei terreni di creare i viali taglia fuoco. E, mentre la Regione avanza l’ipotesi di chiedere al governo nazionale l’aiuto dell’esercito, dai sindacati dei vigili del fuoco si alza il grido dall’allarme per le poche forze a disposizione nei vari distaccamenti della Sicilia. Una questione complessa e lontana, almeno per il momento, dall’essere risolta. A questo si aggiunge pure l’emergenza cenere che interessa i Comuni etnei.