Playa, sul caso dei canali reflui «c’è fascicolo in procura» Continuano le segnalazioni della «melma che galleggia»

Stessa spiaggia, stesso mare. Per quello della Playa di Catania, anche quest’anno torna l’annosa questione delle acque dei canali che finiscono direttamente a mare. In più, quest’anno c’è che la «soluzione provvisoria», di solito adottata in corrispondenza della stagione estiva, con uno «sbarramento» fisico dei canali che confluiscono lungo il litorale per evitare che tracimino non è stato fatto. Intanto, associazioni ambientaliste e proprietari degli stabilimenti balneari che ricadono nella zona sono tornati a manifestare diverse perplessità sulla pulizia del mare. Dopo gli esiti delle analisi effettuate dagli enti preposti e dall’Università di Catania per conto di Sidra, il Comune ha comunicato che non c’è «esigenza di particolari divieti, come quello della balneazione in mare». Risultati che, però, non hanno convinto fino in fondo Legambiente che ha annunciato a MeridioNews che effettuerà ulteriori analisi alle acque nei punti critici della costa attraverso i volontari di Goletta verde

Di recente, anche il consigliere comunale del M5s Graziano Bonaccorsi ha pubblicato sulla propria pagina Facebook un video in cui a galleggiare trasportata dalle onde vicino al bagnasciuga, oltre alle alghe, si vede anche «una melma che galleggia» di colore marrone che ha fatto venire più di qualche dubbio. Al punto che a fare un sopralluogo, due giorni fa, è stato anche il deputato pentastellato Luciano Cantone. «Un’oscenità senza fine, una vergona: melma e liquami in cui i catanesi sono obbligati a fare il bagno». Una vicenda in cui per vederci chiaro, il pentastellato ha già annunciato che depositerà un’interrogazione parlamentare per sollevare davanti al governo la questione che «compromette gravemente il turismo e l’economia della città e della Sicilia». Nei giorni scorsi, anche la deputata del gruppo Misto Simona Suriano ha presentato un’interrogazione al ministero per la Transazione ecologica riferendo che «sul caso c’è un fascicolo aperto della procura etnea».

Durante l’audizione in Commissione parlamentare ecomafie, lo scorso aprile, era stato Fabio Fatuzzo, il presidente di Sidra – società partecipata al cento per cento del Comune di Catania che si occupa dell’erogazione idrica nel capoluogo etneo – a rispondere in modo secco a una precisa domanda del presidente Stefano Vignaroli: «Le aziende della zona industriale temo che sversino nei canali che attraversano la zona industriale». Poi, le condotte usurate che non sono in grado di portare l’acqua al depuratore farebbero il resto. Da uno studio condotto negli anni passati dalla direzione Ambiente del Comune di Catania, era emerso che molte di quelle aziende non sarebbero allacciate al depuratore comunale e che, tra queste, non è chiaro quante siano fornite di un impianto di depurazione interno

Canali che dovrebbero essere secchi e che, invece, si riempiono anche in periodi di siccità. Con enti che si rimpallano le responsabilità. Nel luglio dello scorso anno era stato l’assessore all’Ambiente Fabio Cantarella, dopo le segnalazioni di alcuni proprietari di lidi, a organizzare un sopralluogo nella zona della foce del torrente Arci con l’acqua che era arrivata fino al viale Kennedy. «Il canale era pieno senza che avesse piovuto – spiega l’assessore a MeridioNews – mi fece dedurre che potesse essere dovuto agli scarichi industriali che finivano direttamente a mare. Una situazione di cui ho ritenuto corretto informare anche la procura».


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