Dall'assessorato ai Beni Culturali della regione Sicilia ci si chiedeva che fine facessero gli incassi del polo etneo. Sempre troppo pochi. Fino a quando dall'ufficio ispettivo non è arrivata una denuncia per peculato nei confronti del contabile responsabile. Le indagini della procura catanese sono ancora in corso, mentre gli uomini della guardia di Finanza hanno perquisito la casa e l'ufficio del dipendente. Per il momento destinato ad altro incarico. Solo l'ultima delle tegole del polo, fino a pochi mesi fa a rischio chiusura
Il parco archeologico etneo sotto indagine Funzionario teneva per sé i soldi dei biglietti
Al parco archeologico greco-romano di Catania 199 biglietti su 200 erano gratis. Almeno per la regione Sicilia, che aspettava i pagamenti da parte del contabile responsabile dell’ente. Lo stesso che, secondo l’ipotesi ancora al vaglio della procura etnea, tratteneva gran parte dei soldi per sé. Per questo motivo mercoledì gli uomini della guardia di finanza hanno perquisito la casa e l’ufficio del funzionario direttivo responsabile. Al momento anonimo, di lui si sa soltanto che, dopo l’avvio del procedimento disciplinare nei suoi confronti da parte della Regione, è stato trasferito alla sede catanese della biblioteca regionale, in piazza Università. In attesa della fine delle indagini, ancora in corso.
E proprio dalla Regione Sicilia – precisamente dal Servizio ispettivo dellassessorato dei Beni Culturali – è arrivata la denuncia. Sospetti di ammanchi che, negli ultimi due anni e mezzo, sarebbero finiti dritti nelle tasche del responsabile. A fronte di migliaia di euro di incassi dai biglietti pagati dei visitatori – 85mila euro nel 2011, 120 mila nel 2012 e 42mila nei primi quattro mesi del 2013 – il lavoratore ne avrebbe versato solo una piccolissima parte, falsificando con maestria i relativi documenti bancari.
Solo l’ultima tegola a cadere sulle rovine del teatro greco etneo, istituito nel 2010 insieme ad altri tre parchi archeologici nel Catanese e fino a pochi mesi fa a rischio chiusura. A febbraio, infatti, su richiesta della regione, era stata la stessa sovrintendente etnea Vera Greco a dare parere negativo a un proseguimento dell’esperienza. Per tenere in vita i parchi etnei, scriveva al dirigente regionale dei Beni culturali Sergio Gelardo, «non sussistono le condizioni logistiche e i presupposti scientifici individuati dagli strumenti normativi vigenti». Una decisione che avrebbe decretato la fine del polo archeologico se, pochi mesi dopo, un decreto dell’assessore regionale ai Beni culturali Mariarita Sgarlata non ne avesse garantito la sopravvivenza. Di nuovo messa alla prova, in queste settimane, dall’indagine in corso.