Mafia, due fermi per l’omicidio di Enzo Timonieri Mandante sarebbe il nipote del boss Andrea Nizza

Natale Nizza, Salvatore Sam Privitera, Michael e Antonio Sanfilippo. Sono le persone che, secondo la procura di Catania, avrebbero avuto un ruolo nell’omicidio di Enzo Timonieri. Il cadavere del 26enne, residente nel quartiere San Cristoforo, è stato ritrovato dai carabinieri sottoterra, in un’area agricola di contrada Vaccarizzo a inizio giugno. Timonieri, però, era scomparso da casa già a metà febbraio. In quei giorni, i familiari avevano anche sporto denuncia. Per Nizza e Privitera è scattato il fermo, convalidato dal giudice per le indagini preliminari Pietro Antonio Currò. Stando alle carte dell’inchiesta, Timonieri sarebbe stato ucciso il 12 febbraio scorso con tre colpi di pistola calibro 9×21. I proiettili avrebbero raggiunto l’uomo, ritenuto contiguo al gruppo mafioso Nizza della famiglia di Cosa nostra Santapaola-Ercolano, mentre si trovava all’interno di una macchina guidata da Antonio Sanfilippo. Il fratello Michael sarebbe invece l’uomo che, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbe premuto il grilletto

Timonieri, condotto in una zona isolata alla periferia di Catania in piena notte con la scusa di andare a recuperare delle armi, forse non si è nemmeno accorto di morire. Per i magistrati, coordinati dal procuratore capo Carmelo Zuccaro e dai pubblici ministeri Rocco Liguori, Lina Trovato e Alessandro Sorrentino, Sanfilippo avrebbe sparato in auto alle spalle della vittima. Nizza e Privitera sarebbero, invece, mandante e organizzatore del delitto. Il primo, nonostante i suoi 25 anni, ha scalato le gerarchie criminali del capoluogo etneo. Forte del legame di sangue diretto con la famiglia mafiosa di Cosa nostra dei Nizza. Natale, da tutti conosciuto come Natalino, è figlio del mafioso Giovanni Nizza, detto Banana, e nipote del boss Andrea Nizza. Quest’ultimo arrestato dai carabinieri dopo una lunga latitanza. 

Natalino Nizza è finito nei guai nel blitz Carthago 2 ed è proprio in quella inchiesta che emerse anche il nome di Sam Privitera, adesso arrestato mentre si trovava in crociera a Venezia. Entrambi, come raccontato in un approfondimento di MeridioNews, avrebbero fatto da postini per conto di Andrea Nizza durante la sua latitanza. I messaggi venivano recapitati all’interno di una buca delle lettere posizionata in una palazzina al viale Moncada (nel quartiere Librino), vera e propria roccaforte del gruppo dei Nizza. La scalata criminale di Nizza junior sarebbe proseguita anche attraverso un consolidato canale della droga con alcuni trafficanti albanesi. Un rapporto nato grazie a una comune detenzione con Moisi Habilaj

Un contributo decisivo al ritrovamento del cadavere lo hanno fornito proprio i fratelli Sanfilippo. Entrambi diventati collaboratori di giustizia dopo avere preso parte allo scontro a fuoco di agosto 2020, al viale Grimaldi, tra alcuni appartenenti ai Cursoti milanesi e al clan Cappello. In quella circostanza, vennero ucciso Enzo Scalia (detto Negativa), che era amico dello stesso Timonieri, e Luciano D’Alessandro. I due Sanfilippo dopo i fatti di viale Grimaldi sarebbero transitati nel clan Nizza. Cosa c’è dietro il delitto? Per i carabinieri Timonieri, ritenuto vicino agli stessi Nizza, sarebbe stato ucciso per la gestione autonoma di un canale di approvvigionamento della droga. Fornitura di cui, a quanto pare, volevano impadronirsi altre persone. 

A casa di Nizza, durante una perquisizione, i carabinieri hanno sequestrato 1,3 chilogrammi di marijuana e 140 grammi di hashish. In manette, arrestato in flagranza di reato, il 29enne Mario Naceto, ritenuto affiliato al gruppo mafioso. L’uomo avrebbe tentato invano la fuga nei tetti di alcuni immobili di via Naumachia. Dentro l’abitazione c’erano anche diverse cartucce e 29mila euro in contanti. Soldi che Nizza avrebbe cercato di occultare gettandoli in un cortile. 


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