Regione siciliana, maxi operazione della Gdf Mazzette e imbrogli nel settore Formazione

Diciassette arrestati e otto indagati tra funzionari, amministratori e politici regionali. Sono questi i numeri relativi alla maxi operazione compiuta dalla Guardia di finanza stamattina a Palermo. Al centro delle indagini la distribuzione del denaro regionale nell’ambito della Formazione professionale. Secondo l’accusa della Procura palermitana, i soldi destinati  al settore, finivano per la maggior parte ad un ente di formazione in particolare: il Ciapi. Per far questo l’imprenditore in ambito pubblicitario Faustino Giacchetto avrebbe elargito regali e mazzette a politici e funzionari. E non solo: Giacchetto sarebbe stato anche il destinatario dei più grossi bandi sulla comunicazione della Regione.

In cambio di favori l’imprenditore avrebbe fatto dispendiosi regali a carico dei cittadini siciliani, tra cui viaggi, cene, regali ed escort. Con lui, in arresto, tra gli altri, anche la moglie e la segretaria, accusate a vario titolo di associazione a delinquere e corruzione. Ma ci sono soprattutto diversi politici appartenenti a schieramenti diversi tra gli indagati. Situazione che sembra confermare le polemiche che hanno sempre accompagnato il settore Formazione della Regione siciliana, secondo le quali sarebbe un carrozzone quasi inutile perché – sostengono i detrattori – covo di affarismo e negligenza.

Tra gli indagati si distinguono quelli per corruzione e quelli per finanziamento illecito ai partiti. Dei primi fanno parte il senatore del Pdl Francesco Scoma, Carmelo Incardona della vecchia Alleanza nazionale e Santi Formica del Popolo delle libertà, tutti ex assessori al Lavoro; Gerlando Inzerillo del partito Grande Sud fondato da Gianfranco Micciché ed ex consigliere comunale del capoluogo. Di finanziamento illecito ai partiti devono invece rispondere: l’ex presidente dell’assemblea regionale Francesco Cascio, anche lui in seno Pdl, Salvatore Sanfilippo già candidato sindaco al Comune di Santa Flavia in provincia di Palermo, gli ex deputati, rispettivamente del Partito democratico, dell’Udc e del Pdl Gaspare Vitrano, Nino Dina e Salvino Caputo, quest’ultimo di recente decaduto dall’Assemblea regionale dopo una condanna definitiva per tentato abuso d’ufficio. Tra i nomi dei politici anche quello di Nicola Leanza, anch’egli ex assessore al Lavoro e oggi deputato regionale. Meglio conosciuto come Lino, ha lasciato a fine aprile il ruolo di capogruppo dell’Udc all’Assemblea regionale siciliana, aderendo al gruppo Articolo 4. Stesso nome della lista civica che ha appoggiato, con un ottimo risultato, Enzo Bianco alle ultime elezioni amministrative.

«L’azione della magistratura aiuta la Regione e il popolo siciliano a liberarsi dal malaffare e dalla mala politica», afferma il governatore Rosario Crocetta che esprime plauso e gratitudine agli uomini delle forze dell’ordine. Elogia quindi la scelta di fare ruotare il personale all’interno degli uffici, perché se è vero che «non tutti i dirigenti e funzionari regionali sono compromessi, i processi di rotazione consentono, laddove ci sono, di cominciare nuovi percorsi amministrativi», dice. Si augura poi «che questo rappresenti l’avvio di una azione importante nei confronti di un sistema malato che deve assolutamente cambiare».

[Foto dalla pagina Facebook On. Lino Leanza]


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Piuttosto che apprendistati per giovani disoccupati i soldi del settore regionale della Formazione sono finiti nelle tasche di funzionari, amministratori e politici regionali. 17 gli arrestati e otto gli indagati. Tra i molti i politici coinvolti (ex assessori, consiglieri e l'ex presidente della Ars), spicca il nome di Lino Leanza, tra i principali artefici, con la lista Articolo 4, della vittoria di Enzo Bianco alle recenti elezioni comunali. Le accuse sono di corruzione e finanziamento illecito ai partiti

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