Mamma, segretaria d'azienda e grande appassionata di pittura e disegno. Il Covid-19 e le tante restrizioni sono stati un'occasione per un viaggio interiore. A questo si è aggiunto l'incontro con l'artista Giuseppe Piccione. Il suo racconto a MeridioNews
Dal lockdown a un brand di accessori ispirati alla Sicilia Valentina e la scommessa per «non sprecare il talento»
Appassionata di disegno e pittura, amante della lettura, della cultura antica e dell’archeologia, mamma di due bambini di 8 e 12 anni, segretaria d’azienda. Valentina Ciadamidaro, catanese, a 40 anni ha trovato il coraggio di portare una ventata di aria fresca nella sua vita. Complice il lockdown e l’incontro con l’artista Giuseppe Piccione, che l’ha spronata affinché non sprecasse le sue capacità. Così Valentina è diventata imprenditrice, creando un brand con cui vende accessori di moda con stampe ispirate alla tradizione siciliana. Pupi, teste di moro, miti e leggende dell’Isola che diventano foulard, fermacapelli, cuscini, borse. Ma anche cravatte e papillon maschili.
«Nonostante la vita mi abbia portato a fare altro, l’interesse speciale per l’arte non è mai andato via, anzi – racconta Valentina a MeridioNews – La pandemia è stata un’occasione di introspezione, un momento per riflettere su cosa stavo facendo e su cosa volevo effettivamente fare. E spronata dall’artista e amico Giuseppe Piccione ho deciso di mettermi in gioco, riprendendo in mano pennelli e matite con più costanza». E così, a giugno dello scorso anno, ha avviato quasi per gioco una produzione di stoffe, foulard e accessori che, messi in vendita attraverso alcune popolari piattaforme di e-commerce, hanno riscosso un immediato successo. Tanto da spingere Valentina ad avviare una collaborazione con una ditta del Nord per la produzione in serie su larga scala.
«Data la situazione ho preferito puntare sulla vendita online, ma mi piacerebbe, in futuro, essere presente anche nelle boutique e nei negozi», dice la neo imprenditrice, che lavora nel suo piccolo studio casalingo munito di tavolino, scrivania e acquarelli. «Ho bisogno di poco per disegnare. Da piccola traevo ispirazione dai fumetti che leggeva mio padre o dalle fiabe siciliane di Capuana, poi ho iniziato a disegnare cose astratte o disegni figurativi. Durante la pandemia ho illustrato un articolo di psicologia in cui si parlava delle mamme in quarantena, tra smart working, bambini e paura». Poi la Sicilia, con le sue bellezze, la sua storia, i suoi colori accesi, solari e mediterranei che si trasformano in disegni grafici o dipinti ad acquerello. Trasferiti successivamente su accessori apprezzati innanzitutto dalle donne siciliane, ma che presto, grazie al sito web di Valeciada Art, arriveranno oltre i confini dell’isola e dello Stivale.
«Voglio puntare sul made in Italy e sulla filosofia green, anche per le confezioni, che non avranno plastica», chiarisce Valentina, che in merito al suo progetto aggiunge: «Ho sempre pensato che l’arte fa parte di noi ed è bello anche indossarla. Soprattutto quando incontra le nostre radici, che personalmente sento molto forti. Tendiamo a distinguere gli oggetti di arte da quelli di tutti i giorni. Invece non dovrebbe esserci questa distinzione netta. Ho iniziato disegnando i pupi siciliani sulle magliette, poi mi sono appassionata ai tessuti e ai pattern. E ancora ho tantissime idee in testa. Vorrei soffermarmi su qualche fantasia che richiami le carte siciliane, ma in chiave surreale. E tradurre in immagini modi di dire siciliani, non di immediata comprensione».
Se il nuovo progetto dovesse continuare Valentina non ci penserebbe due volte. Lascerebbe tutto per dedicarsi a ciò che realmente la rende felice. «Sarebbe bellissimo poterlo fare. Perché è una cosa che mi dà talmente tanta gioia che non mi sembra neanche di lavorare». È davvero un esempio Valentina. Per tante donne – e non solo – che un giorno, a 40 anni, decidono di cambiare vita per assecondare la propria passione. «Si deve fare, almeno ci si deve provare, per non sprecare il proprio talento e il proprio tempo. È giusto darsi una seconda opportunità. Ma anche una terza, una quarta…».