La pandemia non ferma gli affidi dei minori in comunità «L’obiettivo principale è ricreare la loro sfera affettiva»

Nel pieno della pandemia a causa dei lockdown, alcuni servizi rivolti alle fasce più deboli si sono dovuti fermare, mentre altri sono andati avanti, adattandosi alle esigenze richieste dal periodo. Uno di questi è sicuramente il servizio di affidamento del Comune di Palermo. Gli uffici si occupano di collocare temporaneamente i minorenni provenienti dalle comunità nelle famiglie che decidono di intraprendere l’affido. I percorsi sono andati avanti, anche attraverso una massiccia attività informativa. Compresi i cartelloni pubblicitari che, di recente, sono apparsi in giro per la città.

A darne conferma a MeridioNews è Laura Purpura, che da anni se ne occupa per l’ente palermitano. «Abbiamo il compito di fare conoscere cosa sia l’affidamento di un minore alle coppie sposate o conviventi e anche ai single che siano interessate e che abbiano i requisiti – spiega – L’ultimo incontro per promuovere gli affidi lo abbiamo fatto poco prima del lockdown di marzo 2020. Nel frattempo – aggiunge – ci siamo organizzati con piattaforme online o con incontri individuali nei nostri uffici». Attualmente i minori affidati alle famiglie palermitane sono 120. Si tratta di ragazze e ragazzi con storie difficili alle spalle. Tra questi c’è chi è in comunità da tanto tempo e chi ha genitori con dipendenze da droghe o alcol. Infine, ci sono i ragazzi affidati sotto il consenso della famiglia originaria. «Questi minori hanno diritto a crescere a contatto con persone capaci di prendersi cura di loro – continua Purpura – Il nostro obiettivo è ricreare la sfera degli affetti. Purtroppo, questa è ancora una possibilità che si conosce poco o si confonde con quella dell’adozione. Per questo, bisogna lavorare tanto su comunicazione e informazione». 

L’affido di un minore ha una durata di due anni e può essere poi rinnovato dal giudice. Per chi ne fa richiesta, il percorso inizia proprio dall’ufficio comunale. I futuri affidatari affrontano un primo colloquio con gli psicologi del centro affidi e con il personale dei Servizi sociale. Saranno questi a stilare una relazione al giudice che, alla fine, deciderà se affidare il minore. «I colloqui con gli affidatari continuano poi anche durante l’esperienza – sottolinea Purpura – Stiamo vicini alle famiglie e le monitoriamo per provare ad andare incontro ai loro bisogni e soprattutto alle esigenze dei minori». Fare una stima dei dati dell’ultimo anno, per capire se e quanto l’emergenza sanitaria dovuta al nuovo coronavirus abbia influito sul servizio, al momento, non è possibile. «Non so se abbiamo avuto un calo degli affidi, ma posso dire – afferma Purpura – che il nostro servizio non si è fermato nemmeno in questi mesi: oltre agli incontri a distanza, abbiamo fatto ricorso a tamponi e contingentamenti. Come anche già fatto in passato, abbiamo continuato a coinvolgere associazioni, scuole e anche caserme per sensibilizzare sul tema».

Il Centro affidi del Comune di Palermo, da tempo, cerca di fare rete soprattutto attraverso gli incontri in cui protagonisti sono sia gli affidatari sia i ragazzi che hanno vissuto l’esperienza e che condividono la propria testimonianza. A supportare gli uffici comunali sono anche associazioni come Afap (Associazione famiglie affidatarie Palermo), attiva dal 2003. Per promuovere l’affidamento dei minori, in questo periodo, Afap ha realizzato dei cartelloni promozionali disseminati per la città. «Abbiamo pensato di riunire tutte le famiglie che possano dare il loro contributo perché hanno già sperimentato l’affidamento – osserva la vicepresidente Jenny Campanella – Anche noi promuoviamo gli incontri accanto al personale specializzato dei Comuni. Al momento siamo attivi anche a Bagheria (Palermo) e Sciacca (Agrigento). Date le limitazioni per il contenimento del Covid-19 abbiamo spostato gli incontri informativi online ma – conclude – andiamo avanti».


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