Ad Avellino i rosanero sono stati 'traditi' dall'estremo difensore che al 5' del secondo tempo ha letto male, complice un rimbalzo beffardo, una parabola disegnata da oltre metà campo dal difensore Silvestri. Negativa la prova di Saraniti chiamato in attacco a sostituire lo squalificato Lucca
Palermo punito da una papera del portiere Pelagotti E il digiuno di vittorie fa scattare più di un allarme
È entrato in un cono d’ombra da cui, con questo trend, non sarà facile riemergere. Dopo una striscia di una sconfitta e tre pareggi consecutivi il Palermo cercava ad Avellino dei raggi luminosi in fondo a questo piccolo tunnel e invece si è smarrito un’altra volta. La sconfitta per 1-0 rimediata al Partenio-Lombardi nella gara valida per la ventitreesima giornata del girone C di serie C e decisa da un gol rocambolesco del difensore palermitano Silvestri al 5’ del secondo tempo complice una papera di Pelagotti conferma che i rosanero non solo sono ancora intrappolati in questo tunnel ma che, disorientati dal buio circostante, ancora non hanno trovato le coordinate necessarie per guadagnare la via d’uscita, ovvero il ritorno alla vittoria che manca ormai dal 9 gennaio e senza la quale, adesso, la squadra si ritrova fuori dalla zona playoff. Come si può, del resto, fare importanti scatti in avanti se non si segna? Domanda lapalissiana ma inevitabile in merito soprattutto alle gare fuori casa e in relazione alle difficoltà di un Palermo che ha il peggior attacco esterno del girone con appena cinque gol fatti e che ha realizzato solo una rete (peraltro al 92’) nelle ultime cinque trasferte.
Sul cruscotto della macchina guidata da Boscaglia la spia è rimasta costantemente accesa anche nel match contro gli irpini, sfida nella quale i rosanero hanno confermato i propri difetti in termini di capacità realizzativa: basso indice di pericolosità al netto di un paio di conclusioni dalla distanza (in evidenza in questo caso il centrocampista De Rose, assieme all’ispirato Valente uno dei migliori dei rosa in qualità di frangiflutti davanti alla difesa) e scarsa presenza in area di rigore. Lacuna, quest’ultima, che nel caso specifico chiama in causa direttamente l’attaccante Saraniti schierato da Boscaglia nell’undici titolare al posto dello squalificato Lucca al centro del tridente. Ci si aspettava molto di più dal numero 9 rosanero, chiamato a ‘mettere in difficoltà’ il tecnico dopo avere perso terreno nelle gerarchie (non giocava dal primo minuto dalla sfida casalinga con il Bari dello scorso 23 dicembre) e a trasformare in energia positiva il malcontento accumulato nell’ultime settimane emerso, peraltro, anche attraverso un recente post su Instagram. Il centravanti palermitano avrebbe dovuto giocare con il sangue agli occhi e invece ha fallito la chance che gli è stata concessa non creando mai reali situazioni di pericolo, rimanendo avulso dal contesto della manovra e, in maniera ingenua, facendosi pescare più di una volta in fuorigioco.
Pollice in basso dunque per Saraniti ma, detto questo, il Palermo non ha perso per colpa dell’ex Vicenza, che obiettivamente ha avuto anche pochi palloni giocabili e non è stato adeguatamente supportato dai compagni, così come – pur sapendo che un minimo errore può essere decisivo e spostare gli equilibri di una partita – sarebbe ingeneroso attribuire le uniche responsabilità della sconfitta al portiere Pelagotti, protagonista in negativo nelle battute iniziali della ripresa in occasione del gol-vittoria di Silvestri per avere sbagliato totalmente la lettura della parabola disegnata da oltre metà campo dal difensore biancoverde con la complicità di un rimbalzo accentuato dal terreno (sintetico) reso viscido dalla pioggia. Pelagotti chiaramente ci ha messo del suo ma in calce al passo falso contro la formazione guidata da Braglia, ad una sola lunghezza adesso dal secondo posto occupato dal Bari in virtù della sconfitta interna dei pugliesi con la Viterbese, c’è la ‘firma’ del collettivo. Che pur essendo sceso in campo con un buon piglio e una consapevolezza figlia molto probabilmente della prova incoraggiante fornita mercoledì al Barbera contro la capolista Ternana ancora una volta non ha saputo spostare dalla propria parte l’inerzia del match. Equilibrato, al cospetto di un Avellino bene organizzato ma tutto sommato abbordabile e al di sotto del suo standard, e deciso da un singolo episodio.
E forse non è un caso che questo episodio, casuale, abbia strizzato l’occhio ai padroni di casa. Sarà anche penalizzato dai capricci della dea bendata ma ci sarà un motivo per cui il Palermo, in generale, contrariamente a quanto accade nelle squadre avversarie fatica a far girare gli episodi della partita verso una direzione favorevole. A prescindere da chi va in campo e dalle soluzioni tattiche (Boscaglia, che inizialmente ha dato fiducia a Doda sulla corsia di sinistra in difesa al posto di Crivello, è passato dal 4-3-3 al 4-2-3-1 nel momento in cui nella ripresa ha inserito Rauti al posto di Broh), la squadra non sa andare incontro alla fortuna perché – e qui il dito va puntato contro l’allenatore che al di là della mancanza di continuità in termini di fluidità di manovra ancora non ha toccato determinate corde – non ha nel proprio dna l’abitudine alla vittoria. E non ha la giusta mentalità. Valore aggiunto che la compagine rosanero, nella quale si sente molto l’assenza di un vero bomber di categoria e che al Partenio ha impressionato negativamente per l’incapacità di reagire dopo il gol subìto, dopo ventitré giornate di campionato avrebbe dovuto possedere nel proprio bagaglio.