Alla sbarra Moisi Habilaj, ritenuto un grosso narcotrafficante con legami di spessore in Sicilia orientale. Dietro la sua vicenda una spy story internazionale. Il blitz Rosa dei venti, condotto dalla guardia di finanza, scattò a ottobre 2017
Droga Albania-Sicilia, arriva il verdetto in Appello Confermata la pena per il cugino dell’ex ministro
«Confermata la sentenza impugnata e condanna Moisi Habilaj». Per il narcotrafficante albanese i giudici della terza sezione della corte d’Appello di Catania hanno scelto di non modificare il primo verdetto e non fare nessuno sconto: 15 anni, 5 mesi e 10 giorni come disposto il 19 giugno del 2019. Habilaj nel processo di primo grado aveva deciso di parlare con i magistrati per ammettere alcune accuse e rimandare al mittente ogni possibile coinvolgimento del cugino nel traffico di droga, l’ex ministro degli Interni albanese Saimir Tahiri. Il tutto nonostante diverse intercettazioni, finite negli atti dell’inchiesta Rosa dei venti e svelate in anteprima da MeridioNews, in cui gli indagati avrebbero più volte fatto riferimento al politico.
Tahiri è stato pure indagato dalla procura di Catania ma il fascicolo si è chiuso con una richiesta di archiviazione poi accolta dalla giudice Loredana Pezzino. La banda di trafficanti, che avrebbe avuto in Habilaj il vertice, faceva la spola tra Albania e Sicilia per importare nell’Isola grossi quantitativi di marijuana ma anche armi da guerra. Tutto sarebbe stato possibile grazie a una rete di grossisti sul territorio con rapporti diretti con i principali clan mafiosi locali.
La banda avrebbe goduto di coperture istituzionali anche in patria, specie negli ambienti delle forze dell’ordine. «Se vieni in Albania – diceva Habilaj – ti rendi conto che la polizia è corrotta. A volte è il capo stesso ad aiutarci a caricare i sacchi». Rivelazioni che, dopo l’inchiesta in Italia, hanno portato all’apertura di alcuni fascicoli d’inchiesta nello Stato balcanico.
Nel processo d’appello, i giudici hanno deciso di confermare la sentenza anche nei confronti di Antonino Riela, in primo grado condannato a 14 anni e otto mesi. Angelo Busacca passa, invece, da sette anni e quattro mesi a sei anni e dieci mesi di reclusione. Sconti anche per Maridiam Sulaj e Nezar Seiti, al primo è stata inflitta una condanna a otto anni mentre al secondo, ritenuto il cassiere dell’organizzazione ed estradato in Italia dopo essere stato arrestato in Albania dalla polizia locale, sei anni e otto mesi. In Appello sono nove gli anni comminati a Vincenzo Spampinato. A Gianluca Passavanti due anni e otto mesi. Per Rosario Giuliano e Giuseppe Greco un anno e dieci mesi.
Moisi Habilaj dalla fine di maggio ha lasciato il carcere, dopo avere trascorso dietro le sbarre 954 giorni. Da alcuni mesi, il narcotrafficante è in detenzione domiciliare nella casa di un cugino nel territorio di San Michele di Ganzaria, in provincia di Catania. I giudici, durante la prima udienza del processo d’Appello, avevano infatti accolto la richiesta dei suoi legali, gli avvocati Francesco Strano Tagliareni e Maria Caterina Caltabiano.