Palermo, Martinelli deve lasciare il calcio giocato L’esito degli esami: «Non può proseguire l’attività»

Alessandro Martinelli è costretto a lasciare il calcio giocato. La notizia-choc l’ha comunicata il Palermo che sul sito ufficiale, attraverso i canali social e una nota in homepage, ha dato il responso degli esami approfonditi a cui nelle ultime settimane si è sottoposto il ventisettenne centrocampista svizzero. E le indagini hanno sancito l’impossibilità di proseguire l’attività agonistica. Martinelli, che non aveva superato le visite mediche, è stato circondato subito dall’affetto del club, emotivamente vicino ad uno dei «protagonisti più brillanti della rinascita rosanero e vero leader in campo e fuori, grazie alla sua straordinaria caratura morale (nella passata stagione alternandosi con Santana ha indossato la fascia di capitano, ndr), oltre alle indiscusse doti sportive. Ad Alessandro – conclude la nota – l’abbraccio più intenso e i migliori auguri per il futuro».

A Petralia, intanto, è stato presentato Andrea Palazzi. Il centrocampista classe ’96, che il club rosanero ha acquistato dal Monza con la formula del prestito secco, ha ancora fresca nella propria mente l’immagine della promozione in B conquistata nella passata stagione con la società lombarda. Motivo per cui, in termini soprattutto di mentalità, potrebbe aiutare il gruppo a creare i presupposti necessari per fare la differenza: «E’ vero che io, come anche Marconi o Saraniti, abbiamo vinto l’anno scorso il campionato ma anche altri compagni già presenti in questo organico sanno cosa significa essere promossi pur facendo riferimento ad un’altra categoria. Questo dimostra che la mentalità vincente è una risorsa che qui c’è in generale e anche il mister ce l’ha nel suo bagaglio». Reduce in ogni caso dal salto di categoria dalla C alla cadetteria, il neo-acquisto rosanero conosce la ricetta vincente da utilizzare nel campionato che gli uomini di Boscaglia frequenteranno nel 2020/21: «Servirà unità e coesione in aggiunta ad altre variabili come la fortuna ma soprattutto la qualità, che è fondamentale per vincere. E sarà necessario, inoltre, l’equilibrio. Che dovremo dimostrare sia nei momenti in cui le cose vanno bene mantenendo i piedi per terra sia nei periodi di difficoltà cercando di non buttarci a terra». 

Ecco, sempre in base all’esperienza vissuta in prima persona, le cose che non vanno fatte: «Non rimanere sul pezzo è un errore che non deve essere commesso. Dobbiamo restare sempre concentrati e provare a vincere pensando ad una partita alla volta senza guardare troppo la classifica. Al Monza ho giocato in una squadra costruita non solo per vincere ma anche per dominare il campionato, nella prossima stagione invece il torneo sarà più difficile e con diverse piazze blasonate. Dovremo affrontare le partite con la mentalità giusta e andare in ogni campo per battagliare».

E Palazzi, intenzionato a voltare definitivamente pagina dopo un infortunio al ginocchio e un problema alla spalla che lo ha condizionato lo scorso anno, sa come si fa: «Sia al Pescara che al Monza ho giocato sempre per vincere in due club in cui anche il pari era considerato un risultato negativo. Consigli per i più giovani? Seguire le indicazioni del mister e anche dei compagni più esperti ma i giovani che ho conosciuto in questa squadra sono tutti intelligenti, di qualità e sono sicuro che faranno benissimo». Grande ottimismo anche sul fronte Boscaglia: «Lo conosco abbastanza bene anche perché ho affrontato diverse volte le sue squadre. Mi ha colpito, finora, la determinazione che dimostra durante gli allenamenti. Vedo delle analogie con Zeman (tecnico che ha avuto a Pescara, ndr) dal punto di vista dell’intensità, della corsa in occasione delle sedute e della voglia di proporre un calcio offensivo».


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