Per ricordare il giornalista morto a Gaza nel 2011 farà tappa oggi alle 18 a Catania la rappresentazione teatrale che ha per titolo e linea guida il suo motto. Parole «imbrattate di sangue, di fosforo bianco, di schegge esplosive, di barriere, di volti segnati dalla sofferenza, di mani distrutte dall'odio». Ma su tutto domina la speranza di un domani migliore, «nonostante tutto»
Restiamo umani, il testamento di Arrigoni Al Gapa uno spettacolo per non dimenticare
«Restiamo umani. Stay human». Con queste parole Vittorio Arrigoni, reporter di origini brianzole, chiudeva i suoi articoli inviati da uno dei luoghi più tormentati del mondo, il Medio Oriente, dove è stato ucciso il 15 aprile del 2011. Era un giornalista, ma soprattutto l’uomo che lavorava con i pescatori e gli agricoltori palestinesi osteggiati dall’esercito israeliano. Per ricordare il suo impegno nella difesa della pace, farà tappa oggi alle 18 al Gapa di Catania lo spettacolo Restiamo umani che vede protagonista Luca Privitera ed Elena Ferretti.
Arrigoni era l’unico giornalista sul campo durante l’operazione Piombo fuso, nel dicembre 2008, quando Israele lancia un pesante attacco missilistico con lo scopo di indebolire l’organizzazione palestinese Hamas, e il suo blog Guerrilla radio diventa fonte d’informazione preziosa per giornalisti e non. Fino a quando, il 14 aprile 2011, viene rapito da un commando di terroristi salafiti e utilizzato come merce di scambio per la scarcerazione del leader del movimento, lo sceicco Abu al Walid al Maqdisi, e alcuni prigionieri del governo palestinese. Ma la notte successiva il corpo di Arrigoni – morto per strangolamento – viene trovato in una casa a Gaza. La sua morte ha provocato forti reazioni a livello internazionale, eppure al suo funerale non ha preso parte nessuna autorità italiana.
«Le parole di Restiamo umani sono imbrattate di sangue, di fosforo bianco, di schegge esplosive, di barriere, di volti segnati dalla sofferenza, di mani distrutte dall’odio – recita la sinossi dello spettacolo – È una visione a frammenti che si articola come un canto a due voci, attraverso immagini, parole, suoni e sensazioni apparentemente lontane ma legate tra loro da tutti quei messaggi che attraversano nella sua interezza la vita e la morte».
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Nel testo – scritto dallo stesso Arrigoni, da Mhamoud Darwish e dagli attori Ferretti e Privitera – si raccontano le contraddizioni di un popolo sopravvissuto alla Shoah e al dominio del mondo occidentale. E poi si mostrano i bambini di Gaza, descritti come «mocciosi da record» per essere «sbucati fuori dal ventre della morte», i giocattoli e i libri a loro destinati bloccati al confine dall’esercito, i tentativi di resistenza. «Come si fa a restare umani quando la morte è tangibile nell’aria?», si chiede Privitera descrivendo la vita quotidiana dei palestinesi. La motivazione sta nella speranza, in cui credeva Arrigoni: «Restiamo umani perché un giorno tutto questo finisca, nonostante tutto».
[Foto di Guerrilla radio]