Per il momento decidono di non rispondere alle domande anche le altre persone coinvolte nell'inchiesta Mazzetta Sicula. «L'inchiesta è corposta e ci sono centinaia di pagine da studiare», commenta un avvocato
Rifiuti, i fratelli Leonardi in silenzio davanti al gip Indagati scelgono di non parlare negli interrogatori
Senza parole. Si potrebbe dire che a restarci non sono stati soltanto cittadini, davanti alle notizie sulle modalità con cui sarebbero stati gestiti gli impianti di trattamento dei rifiuti della Sicula Trasporti, ma anche gli stessi protagonisti. Quantomeno durante gli interrogatori di garanzia. I fratelli Leonardi, e con loro il dipendente Delfo Amarindo, il funzionario del Libero consorzio di Siracusa Salvatore Pecora e il dirigente dell’Arpa Vincenzo Liuzzo si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere.
«L’inchiesta è corposta e ci sono centinaia di pagine da studiare», commenta l’avvocato Salvatore Latino, che con Carmelo Peluso difende Salvatore Leonardi. Il fratello Antonello, ritenuto dagli inquirenti la mente del sistema criminale che avrebbe consentito alla Sicula Trasporti di lucrare sulla gestione dell’immondizia a discapito delle casse degli enti locali e dell’ambiente, si era presentato davanti al gip nei giorni scorsi. Ma anche in quel caso non c’è stato spazio per domande e risposte.
«La via telematica non è la modalità più agevole per un interrogatorio di garanzia», commenta a MeridioNews l’avvocato Francesco Calderone, che difende Amarindo. L’uomo, ritenuto collante tra imprenditori e cosca dei Nardo, ha scelto di non rispondere durante il collegamento dal carcere di Bicocca. Amarindo, nei giorni scorsi, si era sentito male durante il primo colloquio con giudice e pm. Oggi, nessun problema di salute ma comunque la conferma di non volere rispondere.